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LO SVILUPPO COGNITIVO - La teoria di Piaget, Appunti di Psicologia dello Sviluppo

Si analizzano i 4 stadi dello Sviluppo cognitivo secondo Piaget 1. Stadio sensomotorio 2. Stadio del pensiero preoperatorio 3. Stadio delle operazioni concrete 4. Stadio delle operazion formali Scienze della Formazione Primaria, primo anno, primo semestre. Riguardano il corso di Psicologia dello Sviluppo

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 25/06/2025

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LO SVILUPPO COGNITIVO
LA TEORIA DI PIAGET
Quando Piaget ha proposto la sua teoria, si pensava che il suo pensiero fosse l’unico possibile. Oggi sappiamo
che questo è solo uno dei pensieri. Piaget studia solo come si studia il pensiero astratto
Quella di Piaget è una teoria stadiale, ovvero che il pensiero si sviluppa attraverso degli stadi. Per lui coloro che
appartenevano allo stesso stadio pensavano allo stesso modo, quando si cambia stadio si cambia modo di
pensiero.
La sua teoria viene chiamata
Epistemologia genetica studia come nasce e si sviluppa la conoscenza
Teoria organismica o costruttivista
costruttivista: l’individuo è un costruttore attivo delle sue conoscenze. Quando noi conosciamo
qualcosa facciamo un processo attivo di costruzione della conoscenza (pensare, ragionare).
organismica: l’organismo si modifica attraverso l’interazione con l’ambiente
L’individuo è attivo e interattivo (si modifica interagendo con l’ambiente). Quando questo organismo
costruisce le sue conoscenze, queste conoscenze vengono a formare delle strutture/modalità di
conoscenza.
Lo sviluppo consiste proprio nella trasformazione di queste strutture di conoscenza
Strutture sono delle forme dell’organizzazione interna delle conoscenze, come le conoscenze vengono
organizzate tra di loro. All’inizio dello sviluppo, quando le interazioni sono limitate alla percezione, le strutture
vengono chiamate schemi di azione (primo stadio)
Lo sviluppo della conoscenza avviene attraverso uno scambio individuo-ambiente. Lo scambio è controllato da
due processi (esempio pallina)
Assimilazione azione dell’individuo sull’ambiente. I dati dell’esperienza vengono assimilati in schemi
mentali già presenti nel soggetto.
Accomodamento azione dell’ambiente sull’individuo. Di fronte a un’esperienza nuova, gli schemi
mentali dell’individuo devono modificarsi. Le strutture interne quindi si devono adeguare alla novità esterna
L’adattamento
Questi due processi dovrebbero essere in equilibrio tra loro, perché un buon adattamento individuo-ambiente,
consiste nel ricercare un equilibrio tra assimilazione e accomodamento.
Intelligenza consente agli esseri viventi di adattarsi ai diversi ambienti. Costituisce l’equilibrio dinamico tra
assimilazione e accomodamento. L’essere umano è colui che ha l’intelligenza più sviluppata, è colui che riesce a
adattarsi meglio a diverse condizioni. L’intelligenza è la forma superiore di adattamento biologico
Secondo Piaget lo sviluppo avviene attraverso una successione di stadi, questa successione ha le seguenti
caratteristiche
1. Dal passaggio da uno stadio all’altro cambia il modo di conoscere il mondo, il modo di
approcciarsi (décalage verticale)
2. All’interno di uno stesso stadio si verificano dei cambiamenti, che sono lenti, graduali e quantitativi.
3. Quando si cambia modo di ragionare, si entra in un secondo stadio. Le acquisizioni dello stadio
precedente vengono riorganizzate secondo lo stadio “più maturo”. Il processo dello sviluppo non è
una sommatoria ma è un’integrazione
4. La sequenza stadiale è invariante: non si possono saltare gli stadi (es. 1-2-4) tutti devono attraversare
i 4 stadi in quell’ordine.
5. La sequenza stadiale è universale, è la stessa per tutti. In qualche modo è legata al nostro codice
genetico, al nostro essere uomo/donna. Lo sviluppo cognitivo è uguale in tutte le epoche e in tutte le
culture
Piaget individua quattro stadi
1. Stadio dell’intelligenza sensomotoria dalla nascita ai 2 anni
2. Stadio del pensiero preoperatorio (o intuitivo) dai 2 ai 7 anni
3. Stadio delle operazioni concrete (o operatorio concreto) dai 7 agli 11 anni, scuola primaria
4. Stadio delle operazioni formali (o operatorio formale) dopo gli 11 anni
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LO SVILUPPO COGNITIVO

LA TEORIA DI PIAGET

Quando Piaget ha proposto la sua teoria, si pensava che il suo pensiero fosse l’unico possibile. Oggi sappiamo che questo è solo uno dei pensieri. Piaget studia solo come si studia il pensiero astratto Quella di Piaget è una teoria stadiale , ovvero che il pensiero si sviluppa attraverso degli stadi. Per lui coloro che appartenevano allo stesso stadio pensavano allo stesso modo, quando si cambia stadio si cambia modo di pensiero. La sua teoria viene chiamata

 Epistemologia genetica  studia come nasce e si sviluppa la conoscenza

Teoria organismica o costruttivistacostruttivista : l’individuo è un costruttore attivo delle sue conoscenze. Quando noi conosciamo qualcosa facciamo un processo attivo di costruzione della conoscenza (pensare, ragionare).  organismica : l’organismo si modifica attraverso l’interazione con l’ambiente L’individuo è attivo e interattivo (si modifica interagendo con l’ambiente). Quando questo organismo costruisce le sue conoscenze, queste conoscenze vengono a formare delle strutture/modalità di conoscenza. Lo sviluppo consiste proprio nella trasformazione di queste strutture di conoscenza Strutture  sono delle forme dell’organizzazione interna delle conoscenze, come le conoscenze vengono organizzate tra di loro. All’inizio dello sviluppo, quando le interazioni sono limitate alla percezione, le strutture vengono chiamate schemi di azione (primo stadio) Lo sviluppo della conoscenza avviene attraverso uno scambio individuo-ambiente. Lo scambio è controllato da due processi (esempio pallina)  Assimilazione  azione dell’individuo sull’ambiente. I dati dell’esperienza vengono assimilati in schemi mentali già presenti nel soggetto.  Accomodamento  azione dell’ambiente sull’individuo. Di fronte a un’esperienza nuova, gli schemi mentali dell’individuo devono modificarsi. Le strutture interne quindi si devono adeguare alla novità esterna L’adattamento Questi due processi dovrebbero essere in equilibrio tra loro , perché un buon adattamento individuo-ambiente, consiste nel ricercare un equilibrio tra assimilazione e accomodamento. Intelligenza  consente agli esseri viventi di adattarsi ai diversi ambienti. Costituisce l’equilibrio dinamico tra assimilazione e accomodamento. L’essere umano è colui che ha l’intelligenza più sviluppata, è colui che riesce a adattarsi meglio a diverse condizioni. L’intelligenza è la forma superiore di adattamento biologico Secondo Piaget lo sviluppo avviene attraverso una successione di stadi, questa successione ha le seguenti caratteristiche

  1. Dal passaggio da uno stadio all’altro cambia il modo di conoscere il mondo , il modo di approcciarsi (décalage verticale)
  2. All’interno di uno stesso stadio si verificano dei cambiamenti , che sono lenti, graduali e quantitativi.
  3. Quando si cambia modo di ragionare, si entra in un secondo stadio. Le acquisizioni dello stadio precedente vengono riorganizzate secondo lo stadio “più maturo”. Il processo dello sviluppo non è una sommatoria ma è un’integrazione
  4. La sequenza stadiale è invariante : non si possono saltare gli stadi (es. 1-2-4) tutti devono attraversare i 4 stadi in quell’ordine.
  5. La sequenza stadiale è universale , è la stessa per tutti. In qualche modo è legata al nostro codice genetico, al nostro essere uomo/donna. Lo sviluppo cognitivo è uguale in tutte le epoche e in tutte le culture Piaget individua quattro stadi
  6. Stadio dell’intelligenza sensomotoria  dalla nascita ai 2 anni
  7. Stadio del pensiero preoperatorio (o intuitivo)  dai 2 ai 7 anni
  8. Stadio delle operazioni concrete (o operatorio concreto)  dai 7 agli 11 anni, scuola primaria
  9. Stadio delle operazioni formali (o operatorio formale)  dopo gli 11 anni

1. STADIO SENSOMOTORIO (intelligenza senso motoria)

Dalla nascita ai 2 anni. I bambini conoscono il mondo attraverso due modalità  PercezioneAzione Piaget individua in questo stadio, 6 sotto stadi. a. Esercizio dei riflessi Primi trenta giorni di vita. I riflessi innati (non vengono appresi, è una nostra caratteristica) sono risposte organizzate e automatiche a stimoli specifici. I bambini nascono con alcuni riflessi (suzione, seguire con lo sguardo, aggrapparsi, prensione). Questi riflessi hanno una funzione adattiva. Questi riflessi sono il primo modo del bambino per entrare in contatto con il mondo (sentono, vedono, riconoscono i gusti…). Quando i riflessi vengono attivati un buon numero di volte, gradualmente iniziano a modificarsi. Il bambino li aggiusterà in corrispondenza ai requisiti di circostanze lievemente differenti tra di loro. Comportamenti che nascono come riflessi poi smettono di essere dei riflessi e diventano delle azioni automatiche, vengono prodotti spontaneamente (il neonato succhia anche senza avere niente da succhiare). Durante il primo sotto stadio il bambino rafforza, generalizza e differenzia i riflessi. Si generano così quelli che Piaget definisce schemi d’azione b. Reazioni circolari primarie Da 1 a 4 mesi. C’è un modo di conoscere il mondo tipico , non sono più riflessi ma sono azioni ripetute.

Reazione circolare  un movimento che viene ripetuto più volte e diventa così circolare, ricorrente.

Il bambino casualmente scopre una certa azione che ha prodotto in lui una sensazione piacevole e cerca di ripeterla (es. suzione del pollice). Una volta che il comportamento e il corrispondente risultato piacevole vengono ripetuti con successo si forma un’ abitudine. Queste azioni sono dette circolari primaria (=prime che si sviluppano) e sono centrate tutte sul corpo del bambino , interesse per il proprio corpo. Non c’è ancora interesse per la realtà esterna c. Reazioni circolari secondarie Dai 4 agli 8 mesi. Il bambino inizia ad essere molto interessato dal mondo esterno , anche la postura che può avere lo porta ad avere un punto di vista diverso e di conseguenza maggiore interesse per il mondo circostante. Per caso il bambino fa qualcosa che porta un risultato interessante nell’ambiente circostante e cerca di ripeterla (es. suonare un sonaglio). La ripetizione di queste azioni conduce al consolidarsi di un nuovo schema d’azione. d. Coordinazione degli schemi secondari Dagli 8 ai 12 mesi. Il bambino combina i suoi schemi d’azione in modi complessi, in modo diverso, coordinano tra loro diversi schemi d’azioni. Soprattutto a quest’età il bambino trova la capacità di distinguere i mezzi dai fini , possono utilizzare un oggetto per avvicinarne un altro (un oggetto può essere il messo per un determinato fine). Un altro indicatore molto importante è il gesto dell’ indicare , richiamando la nostra attenzione. Questo gesto ci dice che il bambino ha capito che l’adulto può essere il mezzo per raggiungere il suo fine. Il comportamento mezzi-fini di questo stadio viene applicato a situazioni nuove. I bambini in questa fase:  Incrementano molto la loro attività esplorativa (prima gattonano poi camminano). Finché siamo legati agli altri, andiamo dove ci portano; ora che i bambini sono autonomi su questo punto di vista esplorano tutti i luoghi che vogliono, ampliando le loro conoscenze.  A quest’età i bambini iniziano anche a cercare gli oggetti scomparsi (utilizzare indizi). Ci sono ancora delle limitazioni in questo: nascondendo un gioco in un certo luogo il bambino è in grado di trovarlo. La seconda volta che gli verrà nascosto tenderà a cercarlo sempre nello stesso posto.  Inoltre, in questo periodo il bambino inizia ad anticipare gli eventi : esempio della formichina che fa il solletico, ancora prima del solletico i bimbi ridono già. e. Reazioni circolari terziare

Dai 2 ai 7 anni. Tutte le conquiste che il bambino ha fatto in termini di azione ora vanno sviluppate in termini di rappresentazione. Si crea un nuovo modo di conoscere  si conosce attraverso la rappresentazione. In questo periodo ai bambini piacciono molto i racconti, perché hanno la rappresentazione mentale per capire Rappresentazione mentale  capacità che si sviluppa alla fine dello stadio sensomotorio e consente il passaggio allo stadio operatorio Le nostre rappresentazioni mentali, non sono ben organizzate tra loro , sono giustapposte. Gli schemi di questo periodo sono interiorizzate, ma queste immagini sono isolate. Questo modo di organizzare le conoscenze ha degli effetti sulle abilità cognitive dei bambini, effetti ai quali sono collegate le caratteristiche del pensiero preoperatorio: a. Egocentrismo intellettuale Caratteristica per cui il bambino riesce a considerare le cose solo dal proprio punto di vista. Non si ha a che fare con egocentrismo o l’arroganza, sta solo nell’incapacità nel guardare le cose da un altro punto di vista. I bambini sono inconsapevoli del fatto che gli altri possono avere ricordi, conoscenze, emozioni diverse dia propri. b. Rigidità del pensiero Secondo Piaget il pensiero preoperazionale è congelato : il bambino pensa o presta l’attenzione ad una sola caratteristica saliente di un oggetto/evento , trascurando le altre. Il pensiero preoperatorio e caratterizzato dalla mancanza di reversibilità  il bambino non è in grado di invertire mentalmente una serie di eventi o trasformazioni o fasi del ragionamento, si concentra sullo stato di fatto. Concentrandosi solo su una caratteristica saliente alla volta, il suo pensiero è definito intuitivo. (esempio calcoli matematici, misurare lunghezze, contare…). Caratterizza i bambini dai 2 ai 7 anni c. Ragionamento semi-logico Questa caratteristica ha una serie di sotto caratteristiche

 Finalismo  tutti i fenomeni hanno uno scopo. Per loro tutto deve avere una spiegazione “ Perché? ” “ A

cosa serve?”. La risposta che cercano non è di tipo scientifico , i bambini si aspettano una risposta riferita alla loro vita “ La montagna è lì perché così puoi fare la passeggiata e arrivare in cima, per vedere tutto”. “Il sole sorge perché così noi ci svegliamo”

 Animismo  tutte le cose sono vive. Il bambino fa esperienza di sé come essere vivente, e allarga un

po’ la sua esperienza al resto del mondo. Per il bambino è normale che tutto sia vivo , tante bambine consideravano viva la loro bambola. Inoltre, tutto è dotato di intenzionalità. “ L’automobile fa la nanna in garage”Artificialismo  tutto è stato fatto materialmente , costruito dall’ uomo o da un’ entità divina. Modo utile per far comprendere tante cose, anche a coloro che avevano un pensiero piuttosto arcaico. Anche questo è legato molto all’esperienza quotidiana dei bambini (es. ringraziare, vedere ruspe e altri veicoli al lavoro). “Il sole l’ha creato il buon Dio”

 Realismo  tutti i fenomeni , inclusi quelli astratti come quello psicologico e il pensiero, sono

qualcosa di materiale. Questo spiega perché i bambini, per esempio, quando fanno un brutto sogno sono spaventati e se ne vanno dalla camera, per loro è reale e ci credono. Questa caratteristica è anche legata al pensiero magico dei bambini, in cui si crede che tutto ciò che pensano è reale. “ Quando sei a letto e sogni, il sogno è lì sotto le coperte” d. Cognizione sociale limitata

Secondo Piaget le caratteristiche del pensiero preoperatorio intuitivo si applicano anche al mondo sociale. Perché il bambino non è in grado di stare in mezzo agli altri essendo che vede solo il suo punto di vista, si concentra solo su una cosa alla volta… Per esempio, gli asili iniziano ad esistere solo negli anni ’70, prima vigeva questa convinzione. La formazione per diventare insegnanti di asilo, un tempo era fatta qualche anno dopo la scuola media. Si era convinti che il bambino riuscisse ad avere relazioni solo dopo i 7 anni. Oggi noi sappiamo il valore educativo della scuola dell’infanzia. Monologo collettivo  quando i bambini parlano in un gruppo, non parlano per relazionarsi con gli altri ma parlano per sé stessi. Ciò che viene detto da un bambino non viene detto in relazione a ciò che ha detto un altro. La comunicazione in questo periodo è prevalentemente intuitiva. Questa teoria è stata messa in discussione da Vygotskij  per lui il linguaggio inizialmente è utile per comunicare, poi viene interiorizzato e diventa pensiero. Un bambino riesce a giudicare la scorrettezza di un atto sulla base di variabili esterne  gravità del danno, essere punito o meno, trascurando le variabili interne come le intenzioni della persona (loro vedono il danno più grande, senza vedere se è stato intenzionale o meno. Se rompo il computer per sbaglio, o se lancio un microfono per terra e lo rompo perché sono arrabbiato).

3. STADIO DELLE OPERAZIONI CONCRETE (operatorio concreto)

Questo consente di dire quali oggetti appartengono alla classe e quali ne sono esclusi. L’uso corretto di questa operazione consente di effettuare le operazioni aritmetiche di addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione. Un altro esempio può essere la classificazione degli esseri viventi.Seriazione  mettere in relazione oggetti. Si sviluppa inoltre la capacità di capire che uno stesso oggetto può sostenere con oggetti diversi sia la relazione di “maggiore di”, sia la relazione di “minore di”. Secondo Piaget, in questo stadio i bambini riescono a tenere in considerazione contemporaneamente almeno due punti di vista e riescono ad interagire con gli altri  Role taking  capacità cognitiva di decentrarsi e assumere un punto di vista diverso dal proprio.  Inizia a prendere in considerazione le intenzioni per quanto riguarda il giudizio morale. Limiti del pensiero operatorio concreto Nella media fanciullezza i bambini non riescono a utilizzare operazioni mentali in problemi verbali. Non riescono ad affrontare problemi astratti, riescono più facilmente quando hanno di fronte materiali concreti (es. disegnare il problema proposto)

4. STADIO DELLE OPERAZIONI FORMALI

11 anni circa. In questo periodo il bambino sta diventando un adolescente e il suo pensiero compie un grosso passo in avanti: il pensiero utilizza su un piano formale, astratto, verbale, tutte le operazioni finora apprese. Esso non necessità più di supporti materiali. Il bambino, quindi, acquisisce la capacità di astrazione. Il ragazzo è in grado di formulare ipotesi relative a eventi presenti e di verificare tali ipotesi sulla realtà. È in grado di generare tutti i possibili risultati o le possibili combinazioni fin dall’inizio. Questo implica il pensiero ipotetico-deduttivo. Rispetto al mondo sociale, il bambino sa:  Prendere in considerazione idee astratte e può confrontarsi su esse  Considera idee e opinioni da diversi punti di vista  Immagina il suo futuro pensando a sé stesso in vari ruoli/contesti sociali e lavorativi  Discussione delle regole ed eventuale cambiamento di esse. Diversamente dai bambini che sono molto rigidi e rispettosi delle regole. Non è detto che le seguano e quando non lo fanno si aspettano delle conseguenze Il limite di questo pensiero porta a concentrarsi su: Egocentrismo  l’adolescente è affascinato dal potere del suo pensiero e sottovaluta i risvolti pratici Con il raggiungimento delle operazioni formali, l’adolescente completa le sue strutture cognitive. I cambiamenti che avvengono dopo i 15 anni non vanno cambiare il modo di pensare ma il contenuto del pensiero

Egli afferma che lo sviluppo cognitivo è strettamente legato al contesto sociale e culturale in cui il bambino cresce Sviluppo  un processo di interiorizzazione di attività il cui fondamento è sociale , ovvero avviene attraverso relazioni sociali che permettono anche di trasformare conoscenze già condivise dagli altri membri della società. Ogni cultura fornisce particolari strumenti intellettivi affinché l’individuo possa entrare a far parte della società. ZONA DI SVILUPPO PROSSIMALE Concetto chiave della sua teoria Ognuno di noi ha delle competenze, in più ognuno ha dei propri margini di sviluppo (limite di noi stessi, dove non riusciamo ad arrivare). Differenza: Livello di sviluppo effettivo  livello di sviluppo di un bambino che svolge un compito da solo Livello di sviluppo potenziale  abilità del bambino quando affronta un compito con il sostegno di un adulto o con coetanei più capaci La nostra potenzialità comincia laddove non ci arriviamo , quando ci aiutano possiamo sviluppare una nuova competenza, se non ci arrivo neanche con l’aiuto è lì che finisce la potenzialità Zona prossimale Livello superiore  livello di prestazione cui il bambino può giungere grazie all’aiuto di qualcuno più esperto Livello inferiore  livello di prestazione cui il bambino può giungere da solo

IL PENSIERO NARRATIVO

Altra forma di pensiero, rispetto a quello ipotetico deduttivo Pensiero narrativonarrazione mentale di eventi che riguardano l’azione e l’intenzionalità umana. Questo tipo di pensiero viene utilizzato nell’ambito del discorso e del ragionamento quotidiano. È una narrazione mentale in cui il filo logico della narrazione (rapporti tra le varie parti) è dato dalla sequenza spazio- temporale secondo cui queste parti o elementi si susseguono Il pensiero narrativo è una forma di pensiero , utilizzata sia da bambini che da adulti. Possono essere esempi di narrazione film, romanzi, fiabe, pettegolezzi… Noi siamo attratti dalle storie perché è attraverso queste che abbiamo imparato a dare senso agli eventi. Il pensiero narrativo costituisce la prima forma di organizzazione concettuale poiché gli oggetti vengono classificati sulla base della trama riferita a un evento concreto. È la narrazione che ci consente di dare senso a queste cose messe insieme. Essendo che da quando nasciamo siamo immersi in un mondo di narrazione, questo è il primo modo che utilizziamo per organizzare il mondo, per dargli senso. Questa prima forma di organizzazione non viene soppiantata da altre forme di organizzazione ma permane come forma di organizzazione dell’esperienza anche in età adulta (situazioni sociali). Il pensiero logico-scientifico e quello narrativo permangono e possono lavorare “in parallelo”

I contenuti della narrazione

Azioni  si narra di qualcosa che non è inanimato ma è caratterizzato da dinamismo temporale (prima, dopo) e spaziale (vicino, lontano, davanti, dietro). Non si narra un oggetto, ma un evento, un’azione che avviene in un tempo e in uno spazio Intenzioni  l’azione è sempre compiuta da qualcuno guidato da intenzioni. Queste intenzioni vengono esplicitate e diventano parte della narrazione. Le azioni hanno senso se viene spiegata l’intenzione. Le intenzioni sono la chiave di lettura della narrazione poiché permettono una concatenazione causale degli eventi. Il protagonista del pensiero narrativo si dice che è un personaggio umano o umanizzato , in quanto i contenuti della narrazione sono azioni e intenzioni. Il pensiero narrativo è un PENSIERO SOCIALE  tratta di persone, stati interni. Oltre a questo, ha un’attivazione sociale, lo utilizziamo per dare senso a situazioni che sono umane  Contenuto sociale  azioni messe in atto da esseri umani o umanizzati che agiscono con delle intenzioni e provano dei sentimenti  Si attiva in situazioni sociali  scopo di dare senso a tali situazioni e alle azioni umane

Situazioni che stimolano l’attivazione del pensiero narrativo

Noi pensiamo quando c’è qualcosa che non capiamo. Quando succede qualcosa di inaspettato , allora si inizia a pensare  Situazioni avvertite come strane  escono dagli schemi esplicativi usati abitualmente (esempio Pino America)  Situazioni nuove  si ha esigenza di dare un senso. Emergono particolari incongruenze o elementi del tutto sconosciuti (esempio quando ci si trova in una città sconosciuta) Il pensiero ci serve per dare senso, tutto ciò che ci appare strano/nuovo/insensato ci porta a pensare. Per comprendere lo strano, facciamo riferimento al noto (esperienze pregresse) all’interno del nostro specifico contesto culturale. È importante la funzione culturale svolta dalla narrazione Il pensiero narrativo riguarda due capacità: comprenderlo e produrlo

tipo di ascoltatore a cui stiamo raccontando la storia (raccontare una storia a un neonato o a un bambino delle elementari)

CARATTERISTICHE DEL PENSIERO NARRATIVO

SEQUENZIALITÀ

La narrazione ha una struttura spazio-temporale. Ogni evento si inserisce in un processo temporale e ha una durata CONCRETEZZA E PARTICOLARITÀ l’interesse si concentra sul caso singolo , si vuole raccontare un evento unico e specifico. È importante ciò che caratterizza un evento differenziandolo da tutti gli altri. Il pensiero narrativo segue una logica intensionale (va ad approfondire il caso singolo), e non estensione INTENZIONALITÀ Uno dei contenuti del pensiero narrativo. L’interesse è incentrato non solo sull’azione, ma anche sull’ intenzione che lo guida. Si cercano gli scopi , gli stati d’animo, le motivazioni che portano ad un’azione. Importanza della ricerca del significato OPACITÀ REFERENZIALE La narrazione non è una descrizione oggettiva dei fatti, ma una rappresentazione che il narratore si è costruito. Ciò che conta non è l’evento, ma il significato che ad esso viene attribuito. La narrazione non deve essere vera ma verosimile (coerente) Referente  contenuto Opacità  perché il contenuto non è oggettivo, nitido ERMENEUCITÀ Gli eventi e i personaggi hanno un senso in relazione all’intreccio che li contiene e non in sé stessi presi isolatamente VIOLAZIONE DELLA CANONICITÀ Ogni narrazione per essere interessante deve avere al suo interno qualcosa di inatteso , che viola la norma. Canone  qualcosa che si ripete sempre uguale La parte interessante della narrazione è data da questo. Di fronte alla novità le informazioni richiedono di essere elaborate in modo nuovo per dare senso all’accaduto COMPOSIZIONE PENTADICA Il pensiero narrativo è composto da cinque elementi : attore, azione, scopo, scena, strumento. La storia è credibile e verosimile quando gli elementi sono tutti presenti e congruenti tra di loro INCERTEZZA Il pensiero narrativo e la narrazione vengono negoziati mentre la narrazione viene prodotta , non sono dati per certi. La narrazione si sviluppa sul piano del possibile e non del certo, stimolando la produzione di ipotesi alternative. Le intenzioni e gli stati mentali dei personaggi sono delle inferenze (non sono delle certezze, ma sono delle ipotesi, deduzioni) APPARTENENZA AD UN GENERE Ogni narrazione appartiene ad un genere letterario con relative strutture e schemi interpretativi. Di solito il genere letterario viene subito esplicitato.

ATTENZIONE, MEMORIA, METACOGNIZIONE e AUTOEFFICACIA

ATTENZIONE

 condizione di base per l’apprendimento Processo complesso Attenzione selettiva  elaboriamo uno stimolo per volta. Se non si ha quest’attenzione selettiva, generalmente si è distratti.

 Modalità uditiva 

 Modalità visiva 

Attenzione distribuita  fare attenzione a più cose contemporaneamente. È più facile utilizzarla quando:

 Somiglianza dei compiti  i compiti si assomigliano (es. cucinando riesco a preparare più portate

contemporaneamente)

 Difficoltà del compito  quando il compito è facile (azioni di routine, come camminare) e non devo

concentrare tutta la mia attenzione su quello.

 Pratica  ho molta dimestichezza del compito anche se è una cosa complicata (es. guidare)

Nell’insegnamento  più siamo pratici ed esperti più possiamo concentrare le nostre energie su altro che non sia la lezione come la gestione della classe, cambiare la lezione durante il suo corso, decidere quali argomenti trattare e in che momento… Gli insegnanti chiedono sempre al bambino di fare attenzione. Per loro però non è così semplice capire cosa voglia dire “fai attenzione”, “stai attento”. Per aiutarli a fare attenzione alla spiegazione, bisogna toglierli gli elementi di distrazione (togliere tutto dal banco…) L’attenzione selettiva è faticosa, sarebbe sempre bello riuscire ad alternare compiti di attenzione selettiva e compiti di attenzione routinaria ATTENZIONE E MEMORIA L’attenzione è un prerequisito della memoria e dell’apprendimento  se non facciamo attenzione non ci ricorderemo mai certe cose. L’attenzione è una capacità limitata  è importante l’ordine che ci consente di avere un’attenzione più selettiva. Il disordine non ci fa concentrare su una sola cosa, avremmo un sovraccarico di informazioni Le persone hanno un elevato controllo su come distribuire questa capacità limitata su compiti diversi  sanno com’è meglio concentrare la propria attenzione e su cosa (in che momento della giornata studiare, in che luogo) Non è possibile obbligare una persona a prestare attenzione, ma è necessario educarsi a prestare attenzione. Ci si educa all’attenzione allenandosi , la scuola è un buon allenamento ma ci sono anche allenamenti extra- aula (allenarsi all’ascolto, a guardare determinate cose). L’insegnante ha un ruolo di stimolo , è importante insegnare le cose a cui fare più attenzione (es. dictée di francese, in cui si fa rileggere facendo concentrare il bambino solo su determinati tipi di errori come le s del plurale) CONOSCENZA Inizia sempre da un’informazione esterna/ambientale che in qualche modo possiamo registrare attraverso i nostri sensi ( registri sensoriali )  visivo, uditivo, tattile, olfattivo, gustativo Sensi  ci aiutano ad entrare in contatto con il mondo esterno Non tutte le informazioni che ci sono entrano in contatto con i registri sensoriali: nell’aula chi è nei banchi davanti non vede ciò che accade nei banchi dietro

MEMORIA

MODELLO DEL FUNZIONAMENTO DELLA MEMORIA

I bambini scandiscono il tempo sulla base delle attività  non sanno leggere l’ora, basano il tempo in base a ciò che fanno. Lo span di cifre ritenute dalla MTB passa da meno di 4 item intorno ai 5 anni a oltre le 5 cifre verso i 6-7 anni L’aumento della capacità dello span di cifre con il crescere dell’età è dovuto a  Maggiore capacità strutturali  maturazione del sistema nervoso  Miglioramento funzionale  i bambini iniziano ad usare la loro memoria in maniera più funzionale. Ho anche una maggiore familiarità con le informazioni, più informazioni so più riesco ad imparare cose nuove MEMORIA INCIDENTALE E MEMORIA INTENZIONALE

 Memoria incidentale  memorizziamo senza fare nessuno sforzo. Ricordarsi che cosa si è mangiato la

sera prima. I bambini si ricordano le cose grazie alla memoria incidentale , perché non gli vengono fornite delle strategie per memorizzare le informazioni. L’insegnante se vuole che il bambino impari, fa le cose assieme a lui.

 Memoria intenzionale  processo di memoria che attiviamo volontariamente , quando decidiamo che

una cosa la si vuole proprio ricordare. Le tabelline si memorizzano attraverso un processo di memoria intenzionale. Questa memoria ha diversi scopi (superare l’esame, piacere di saperne di più riguardo ad argomenti che ci interessano particolarmente, fare bella figura elogiando le proprie conoscenze, poter studiare nuovo materiale). Bisogna far fare questo sforzo ai bambini, non basta aver sentito ed aver visto (memoria incidentale) ma bisogna ricordarsi

METACOGNIZIONE

Duplice definizione, ci si riferisce a due aspetti diversi

Conoscenza  consapevolezza dei processi cognitivi, conoscere come funziona la memoria. L’insieme delle conoscenze che l’individuo possiede sui propri aspetti cognitivi Meccanismi di controllo  sapere come gestire i processi cognitivi FONDAMENTI TEORICI DEGLI STUDI SULLA METACOGNIZIONE

 Teoria evolutiva di Piaget  studia come il bambino conosce

 Modello dello Human Information Processing  creare macchina che il più possibile si avvicinino al

ragionamento umano. Aspetti di controllo

 Lavori di Vygotskij  sull’origine sociale del controllo cognitivo. Ci viene insegnato come pensare, e poi

questi processi vengono interiorizzati

 Studi sulla motivazione  non basta avere tante conoscenze, bisogna essere motivati nello studiare e

apprendere Le abilità metacognitive sono un requisito indispensabile per il progredire dell’esperienza scolastica perché rendono il bambino un agente attivo nella costruzione del suo apprendimento e consapevole della conoscenza che acquisisce. Le conoscenze metacognitive ci rendono autonomi e consapevoli su quello che sappiamo. La metacognizione si impara se si è costretti a metterla in atto e se si riesce a coglierne i vantaggi, o almeno, se si ricava piacere dall’utilizzarla. Ai bambini bisogna insegnare a studiare. Le strategie di studio sono anche faticose, allora la si fa se ne vale la pena o se è particolarmente piacevole quella cosa. Lo sviluppo della metacognizione avviene attraverso tre fonti principali

 Esperienza diretta  provare a vedere quale strategia di memorizzazione è la migliore. Non è uguale per

tutti i bambini, quindi i bambini devono provarle tutte prima di utilizzare quella più efficace

 Educazione da parte dell’adulto  l’adulto che ti fa utilizzare una certa strategia

 Confronto con i coetanei  sono spesso una fonte importante di strategie, provare a vedere che strategia

utilizza l’altro METAMEMORIA Fa parte di processi di metacognizione  riguarda tutti i processi cognitivi, Definizione  conoscenze che io ho su come funziona la memoria , mettendo in atto di processi di controllo per la memorizzazione Queste conoscenze riguardano  Caratteristiche del materiale da ricordare  ci sono cose facili da ricordare e altre difficili  Richieste del compito  ci fanno capire quali processi di apprendimento bisogna mettere in campo  Caratteristiche personali  ognuno di noi ha le proprie, sappiamo cosa ricordiamo facilmente e cosa ricordiamo con più difficoltà (memoria visiva, difficoltà con le materie)  Strategie per ricordare  strategie che ognuno di noi mette in atto per ricordare le informazioni METAMEMORIA ED ETÀ Conoscere il funzionamento della memoria vuol dire utilizzare delle strategie di memoria (la mia memoria funziona bene se faccio certe cose). Anche i bambini hanno delle idee su cos’è la memoria e come funziona, è importante sapere la loro idea perché poi sulla base di questa utilizzeranno certe strategie per ricordare. La consapevolezza che si può ricordare e si può dimenticare è precoce. Le valutazioni circa questi aspetti diventano più accurate con in procedere dello sviluppo cognitivo I bambini in età prescolare si rendono conto che la memoria non è infallibile …. MANCA La capacità di discriminare ciò che richiede sforzo, la stima delle proprie capacità, la valutazione della difficoltà del compito (a volte gli studenti la sottovalutano) e la conoscenza delle condizioni che facilitano o ostacolano il ricordo (orari della giornata, luoghi fisici…) aumentano notevolmente con l’ingresso nella scuola primaria Una delle strategie più usata per ricordare è la reiterazione ( ripetizione )  la si rielabora più volte per aumentare la probabilità di ricordarcela. Nei bambini la reiterazione è possibile osservarla guardando se muovono silenziosamente le labbra per ripetere tra sé e sé quanto vogliono ricordare

o Cosa fare per ricordare appuntamenti? Scrivo sul calendario, e attivo il promemoria che mi invia una notifica sul telefono un po’ di tempo prima per ricordarmelo o Cosa fare per ricordare date importanti, compleanni? Quando me lo dicono provo a memorizzarlo, in generale i compleanni li ricordo o Cosa fare per ricordarsi una lezione orale? Prendo appunti o Cosa fare per ricordare quello che si legge? Segno con dei post-it sulle pagine le cose importanti, e sottolineo le parole chiave nel testo. Noi abbiamo delle strategie di memorizzazione per la vita di tutti i giorni , che stiamo però cambiando e le indirizziamo a delle realtà esterne (app, calendario) che ci sostituiscono nella memorizzazione. Un tempo c’erano delle strategie simili, servivano per ricordare che bisognava ricordarsi qualcosa (es. filo rosso attaccato al dito). Alcune persone spostano qualcosa in giro per casa  la discrepanza fa in modo che la persona si ricordi di doversi ricordare qualcosa Strategie che o delegano la strategia di memorizzazione a dei dispositivi, o spostano oggetti in modo che attirino la loro attenzione Queste strategie che noi utilizziamo nella quotidianità. Per studiare noi usiamo altre strategie: es. si utilizzano schemi per studiare, ma non usano schemi per fare la spesa. Generalmente le strategie nella quotidianità sono diverse da quelle che si usano nello studio. Imparando delle strategie di studio, magari poi si applicano anche nella quotidianità (es. scrivere le cose sul diario alle elementari come l’orario, i compiti… tanti di noi da questo apprendimento crescendo hanno iniziato a scrivere sull’agenda i nostri impegni generali sia di lavoro/studio sia di tempo libero) I bambini quando arrivano nella scuola primaria si ricordano alcune cose bene e altre invece no e avranno bisogno di un aiuto esterno. Uno degli sforzi più importanti da fare è di insegnar ai bambini ad usare delle strategie volontarie di apprendimento  le strategie cambiano in base al bambino, ognuno deve capire qual è la migliore per sé Il ruolo della scolarizzazione consiste nell’aiutare il bambino a rendere espliciti i suoi saperi, ad acquisire una conoscenza consapevole , esprimibile verbalmente sulla quale sia possibile riflettere in modo intenzionale Consapevolezza  di ciò che si sa e non si sa. Sapere di non sapere è già una grossa dimostrazione di intelligenza, dimostra che si è aperti alla conoscenza (Socrate) Intenzionalità  capacità di mettere in atto strategie e decisioni per orientare l’azione. Si è studiato tanto sulla memoria e sulla metacognizione ma ad un certo punto si è arrivati alla conclusione che non c’è una corrispondenza diretta tra cognizione e metacognizione. Non è necessario sapere, sapere come, sapere quando e perché ma è anche necessario volere. Senza la volontà allo studio e all’apprendimento, non si impara. Il riscorso alla metacognizione è possibile solo se ci sono adeguate conoscenze strategiche e corrette abilità di controllo dei processi cognitivi

AUTOEFFICACIA

Costrutto psicologico che si basa sul fatto che non basta possedere conoscenze e abilità ma bisogna essere consapevole di padroneggiarle ed essere in grado di impiegarle nel modo migliore

Definizione scientifica , Albert Bandura,1995 e Gian Vittorio Caprara, 1996  consiste nella convinzione di poter organizzare e orchestrare efficacemente una serie di azioni necessarie a fronteggiare nuove situazioni, prove, sfide L’autoefficacia non si misura quando ci si trova in situazioni routinarie , ma nuove L’autoefficacia è importante  perché le aspettative circa la propria efficacia influenzano i risultati attesi. I risultati vengono influenzate dalle nostre convinzioni di potercela fare o no. Più le persone si sentono auto efficaci, più saranno in gradi di affrontare quella sfida  è qualcosa che può essere sviluppata, è un costrutto sul quale si può lavorare (Bandura, 1997) AUTOSTIMA E AUTOEFFICACIA Due costrutti diversi, che hanno un punto di intersezione, qualcosa che le accomuna Autostimavalutazione globale su di sé. Ognuno di noi ha un’autostima di sé che non cambia in base al contesto , è sempre la stessa. Autoefficacia  è la convinzione di avere tutte le possibilità di affrontare con successo una sfida specifica. È dipendente dal contesto : io posso sentirmi bravo in matematica e avere una bassa autoefficacia in inglese. Entrambi i costrutti possono cambiare, ma è più facile incidere sull’autoefficacia perché è influenzata dal contesto Parte di sovrapposizione  autostima ed efficacia sono legati nei casi in cui Convinzioni di efficacia personale L’autoefficacia è la convinzione di poter organizzare e orchestrare (danno l’idea di complessità) con successo le azioni necessarie a fronteggiare situazioni e prove specifiche. LE FONTI DELL’AUTOEFFICACIA L’autoefficacia si può sviluppare attraverso 4 fonti

  1. Esperienza diretta del successo  si è convinti di non essere in grado di fare qualcosa ma quando ci si prova alla fine uno se la cava. Come insegnanti bisogna fare in modo che i bambini si sentano bravi ; quindi, bisogna che questi sperimentino il successo: assegnare i compiti corretti sul livello di preparazione dei bambini. Se per alcuni questo può risultare difficile si possono fornire dei supporti in modo da aiutarli. Per esempio, quando il bambino deve scrivere un tema e non sa da dove partire, si può indirizzarlo su come organizzare la struttura del tema (introduzione, svolgimento, conclusione)
  2. Esperienza vicaria  osservare qualcun altro che ha successo, che ce la fa. Per esempio, quando mi iscrivo all’esame lo faccio perché penso di potercela fare ad affrontare questa sfida. Il giorno dell’esame, si iniziano a vedere tante persone bocciate e allora la nostra autoefficacia inizia a tentennare. Se vediamo il successo degli altri, invece, un po’ ci rincuora. L’esperienza vicaria che più ci influenza è quella di chi è più simile a noi : se io ho studiato con la mia compagna e questa passa l’esame, sono più fiduciosa e penso di passare anche io. Nella scuola: se si manda a fare da modello alla lavagna il più bravo della classe, questo non inciderà sul livello di autoefficacia degli altri. Se invece si manda uno studente di livello medio, il bambino vi si indentificherà di più
  3. Persuasione verbale  avere qualcuno che ci dice che ha fiducia nelle nostre capacità ci fa avere fiducia in noi stessi. Autostima (^) Autoefficacia