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antropologia ed etica, Sintesi del corso di Antropologia

riassunto di antropologia ed etica

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 19/06/2025

GraceBagli
GraceBagli 🇮🇹

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ANTROPOLOGIA ED ETICA CLINICA
Capitolo 1 Il ragionamento umano
L’essere umano è razionale quindi per raggiungere la sua piena realizzazione deve usare la ragione come
strumento guida per le sue azioni. Tuttavia, alcune azioni non sono pienamente “umane e libere (guidate
dalla ragione) ma sono reazioni (atti che rispondono immediatamente ad un istinto o un’emozione).
L’intelletto come facoltà e il ragionamento come attività della facoltà, risultano quindi necessari al percorso
evolutivo dell’uomo singolo e della specie umana. L’intelletto ha bisogno di dati e verità per guidare l’uomo,
mentre il ragionamento ha bisogno di regole. Più errori commettiamo nel ragionare, più le conoscenze che
assimiliamo sono imperfette e più le nostre conoscenze di allontanano dalla realtà, più le nostre azioni
saranno dannose.
L’intelletto e il pensiero= l’intelletto è una facoltà umana che si affianca alla facoltà sensitiva e a quella della
volontà. Attraverso i sensi l’uomo entra in contatto con il mondo, attraverso l’intelletto elabora dati che
l’ambiente fornisce e attraverso la volontà indirizza le proprie azioni.
® intelletto ha come strumento di lavoro il pensiero (recupero e manipolazione di info codificate in
precedenza, allo scopo di risolvere problemi, ma a volte senza alcun fine determinato). La disciplina che si è
occupata maggiormente del pensiero è stata la filosofia dove troviamo quattro significati generali:
1)qualsiasi attività mentale o spirituale quindi ciò che accade in noi in modo tale che lo percepiamo subito;
2)attività dell’intelletto distinta da quella dei sensi e della volontà (definizione più convincente);
3)attività discorsiva cioè il pensiero discorsivo corrisponde all’attività dell’intelletto che arriva a concetti e
conoscenze nuove tramite il ragionamento. Ci sono tre operazioni dell’intelletto: apprensione semplice (atto
con cui la nostra mente si rappresenta una cosa e il prodotto di tale attività è il concetto che può essere
relativo sia a cose fisiche che astratte); giudizio (attività che confronta e giudica le relazioni che intercorrono
tra di essi utilizzando affermazioni o negazioni e il suo prodotto è la proposizione); ragionamento (quando si
legano insieme proposizioni si arriva all’argomentazione. Questa operazione è quella che richiede maggiore
regolamentazione per garantire la verità delle conclusioni. Per arrivare a conoscenze vere bisogna
monitorare tutto il processo mentale perché si possono commettere errori fin dalla concettualizzazione.
4)attività intuitiva cioè il pensiero intuitivo giunge alla conoscenza dell’oggetto immediatamente, senza cioè
ricorrere all’aiuto del ragionamento. Se questa concezione viene estremizzata, si arriva ad una
corrispondenza tra “pensato” e “pensante” rendendo l’attività dell’intelletto illimitata a tal punto che si
pensa che la realtà sia causata dal pensiero stesso (Hegel). È come se la mente, abituata a praticare le sue tre
operazioni, in certe situazioni riuscisse ad automatizzare il proprio funzionamento, seguendo ragionamenti
“automatici”. A differenza del pensiero discorsivo, l’intuizione non richiede regole particolari, ma è un
conoscere la cosa penetrandola con la forza dell’intelletto.
® intelletto ha come attività il ragionamento (movimento del pensiero per cui, dalla comparazione tra
alcuni giudizi, se ne conclude uno nuovo). La correttezza del ragionamento è indipendente dalla verità delle
conoscenze perché le regole logiche possono essere rispettate anche in presenza di elementi falsi.
Ogni ragionamento contiene delle premesse o antecedenti e i giudizi che ne derivano costituiscono le
conclusioni o le conseguenze. Il passaggio logico dalla premessa alla conclusione si chiama inferenza.
Dal punto di vista della verità: dal vero segue sempre il vero mentre dal falso può seguire qualsiasi cosa, vera
o falsa, perché si può giungere accidentalmente ad una falsità es. tutti gli uccelli volano, il pinguino è un
uccello, il pinguino vola (falso perché il volare non è condizione necessaria degli uccelli) oppure tutti gli
uccelli nuotano, il pinguino è un uccello, il pinguino nuota (conclusione vera ma premessa falsa). Quindi se la
conclusione è vera non necessariamente entrambe le premesse sono vere; se la conclusione è falsa allora o
le premesse sono false o c’è un errore nell’interferenza.
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ANTROPOLOGIA ED ETICA CLINICA

Capitolo 1 – Il ragionamento umano

L’essere umano è razionale quindi per raggiungere la sua piena realizzazione deve usare la ragione come strumento guida per le sue azioni. Tuttavia, alcune azioni non sono pienamente “umane e libere (guidate dalla ragione) ma sono reazioni (atti che rispondono immediatamente ad un istinto o un’emozione). L’ intelletto come facoltà e il ragionamento come attività della facoltà, risultano quindi necessari al percorso evolutivo dell’uomo singolo e della specie umana. L’intelletto ha bisogno di dati e verità per guidare l’uomo, mentre il ragionamento ha bisogno di regole. Più errori commettiamo nel ragionare, più le conoscenze che assimiliamo sono imperfette e più le nostre conoscenze di allontanano dalla realtà, più le nostre azioni saranno dannose. L’intelletto e il pensiero = l’intelletto è una facoltà umana che si affianca alla facoltà sensitiva e a quella della volontà. Attraverso i sensi l’uomo entra in contatto con il mondo, attraverso l’intelletto elabora dati che l’ambiente fornisce e attraverso la volontà indirizza le proprie azioni. ® intelletto ha come strumento di lavoro il pensiero (recupero e manipolazione di info codificate in precedenza, allo scopo di risolvere problemi, ma a volte senza alcun fine determinato). La disciplina che si è occupata maggiormente del pensiero è stata la filosofia dove troviamo quattro significati generali: 1)qualsiasi attività mentale o spirituale quindi ciò che accade in noi in modo tale che lo percepiamo subito; 2)attività dell’intelletto distinta da quella dei sensi e della volontà (definizione più convincente); 3)attività discorsiva cioè il pensiero discorsivo corrisponde all’attività dell’intelletto che arriva a concetti e conoscenze nuove tramite il ragionamento. Ci sono tre operazioni dell’intelletto: apprensione semplice (atto con cui la nostra mente si rappresenta una cosa e il prodotto di tale attività è il concetto che può essere relativo sia a cose fisiche che astratte); giudizio (attività che confronta e giudica le relazioni che intercorrono tra di essi utilizzando affermazioni o negazioni e il suo prodotto è la proposizione); ragionamento (quando si legano insieme proposizioni si arriva all’argomentazione. Questa operazione è quella che richiede maggiore regolamentazione per garantire la verità delle conclusioni. Per arrivare a conoscenze vere bisogna monitorare tutto il processo mentale perché si possono commettere errori fin dalla concettualizzazione.

  1. attività intuitiva cioè il pensiero intuitivo giunge alla conoscenza dell’oggetto immediatamente, senza cioè ricorrere all’aiuto del ragionamento. Se questa concezione viene estremizzata, si arriva ad una corrispondenza tra “pensato” e “pensante” rendendo l’attività dell’intelletto illimitata a tal punto che si pensa che la realtà sia causata dal pensiero stesso (Hegel). È come se la mente, abituata a praticare le sue tre operazioni, in certe situazioni riuscisse ad automatizzare il proprio funzionamento, seguendo ragionamenti “automatici”. A differenza del pensiero discorsivo, l’intuizione non richiede regole particolari, ma è un conoscere la cosa penetrandola con la forza dell’intelletto. ® intelletto ha come attività il ragionamento (movimento del pensiero per cui, dalla comparazione tra alcuni giudizi, se ne conclude uno nuovo). La correttezza del ragionamento è indipendente dalla verità delle conoscenze perché le regole logiche possono essere rispettate anche in presenza di elementi falsi. Ogni ragionamento contiene delle premesse o antecedenti e i giudizi che ne derivano costituiscono le conclusioni o le conseguenze. Il passaggio logico dalla premessa alla conclusione si chiama inferenza. Dal punto di vista della verità: dal vero segue sempre il vero mentre dal falso può seguire qualsiasi cosa, vera o falsa, perché si può giungere accidentalmente ad una falsità es. tutti gli uccelli volano, il pinguino è un uccello, il pinguino vola (falso perché il volare non è condizione necessaria degli uccelli) oppure tutti gli uccelli nuotano, il pinguino è un uccello, il pinguino nuota (conclusione vera ma premessa falsa). Quindi se la conclusione è vera non necessariamente entrambe le premesse sono vere; se la conclusione è falsa allora o le premesse sono false o c’è un errore nell’interferenza.

Dal punto di vista del ragionamento: il ragionamento è fondato sui rapporti essenziali e causali delle cose : può seguire solo implicazioni causali e non accidentali; tutto ciò che si predica universalmente di un concetto, si predica anche di tutti i suoi inferiori : tutti gli oggetti particolari appartenenti a quell’universo partecipano all’affermazione; il principio di non contraddizione è l’ultimo fondamento dell’argomentazione , ovvero la base necessaria del ragionamento. ® intelletto ha come prodotto la conoscenza : la conoscenza intellettiva è una conoscenza mediata e presenta alcune caratteristiche peculiari: universalità (i sensi ci fanno conoscere singoli oggetti mentre l’intelletto ci apre alla conoscenza universale del concetto es. idea generale di sedia o cavallo nelle loro caratteristiche essenziali); intenzionalità (la mente conosce qualcosa che è al di fuori di sé stessa, tende verso un oggetto che esiste indipendentemente dal fatto che venga conosciuta o meno. C’è intenzionalità e oggettività); mondanità (tutto ciò che la mente conosce è strettamente legato al proprio mondo, alla realtà, all’esperienza. I sensi rappresentano la base percettiva della conoscenza); prospetticità (i vari oggetti della conoscenza mostrano caratteristiche diverse e la mente umana non riesce a coglierne la totalità in un colpo solo, più in generale la conoscenza umana non potrà mai cogliere la realtà e l’essere nella loro completezza ma solo in prospettiva); personalisticità (il modo di conoscere risente della forma del mondo. Così è evidente che ogni individuo conosce il mondo oggettivo in modo soggettivo perché la realtà interna, schemi cognitivi e interessi, spinge a cogliere aspetti diversi degli oggetti); storicità (non sta ad indicare semplicemente che la conoscenza si modifica e varia nel corso della storia, ma che il potere conoscitivo umano diventa, nel tempo, sempre più profondo ed efficace, fino ad ipotizzare che le conoscenze passate dell’umanità costituiscono un sostrato innato per le nuove generazioni). Il problema della verità = la questione della verità presenta due aspetti: aspetto ontologico (riguarda l’essere e quindi l’essere vero di un oggetto) e aspetto gnoseologico (riguarda il modo in cui la mente umana penetra tale oggetto e lo coglie nella sua natura e interezza). Ci sono cinque stati che la mente attraversa per raggiungere la conoscenza:

  1. ignoranza cioè assenza di conoscenza e, per uscire da questo stato, il primo passo è porsi delle domande e il secondo è quello di rendersi conto di non conoscere una risposta soddisfacente. Le domande in genere possono essere di 4 tipi: an sit (qualcosa esiste); quid sit (cosa sia); quomodo sit (perché l’oggetto esiste);
  2. dubbio che presuppone una tendenza verso due o più proposizioni contraddittorie. Può essere sia positivo (quando entrambe le ipotesi appaiono vere) che negativo (quando non c’è attrazione per nessuna delle due ipotesi). Inoltre, si può dubitare di una certezza acquisita qualora nuovi elementi pongano delle ombre su di essa (dubbio critico);
  3. opinione è un giudizio senza certezza, con timore di sbagliare. È sinonimo di credenza, intesa come il ritenere qualcosa per vero senza aver condotto un ragionamento adeguato. Es. futuri contingenti (in base ad info di partenza, possiamo ipotizzare cosa accadrà in futuro, senza poterne avere la certezza assoluta).
  4. certezza è la sicurezza di essere nella verità. Dopo il dubbio la mente si è protesa verso una delle possibili proposizioni e poi ha raggiunto la verità completando la propria conoscenza a riguardo. Esistono certezze diverse: certezza metafisica (propria della schizofrenia e delle scienze metafisiche e, tale certezza, è molto solida riguardo i principi primi dell’essere ma presenta delle difficoltà dimostrative a causa della limitatezza del pensiero umano); certezza fisica (propria delle scienze fisiche e sperimentali); certezza matematica (caratterizzata da ordine e chiarezza, dimostra la non contraddittorietà dei giudizi ma risulta piuttosto neutra rispetto alla verità ontologica); certezza morale (caratteristica della scienza etica. Le certezze morali costituiscono il sistema di convinzioni sul quale ogni essere umano imposta la propria vita. Alcune possono essere generalizzabili es. non uccidere altre più specifiche).
  5. fede cioè credere a una verità rivelata da chi la possiede. Per aderire a tale verità l’individuo deve comunque esercitare la propria facoltà di giudizio per riconoscere la credibilità e sincerità del testimone.

la petizione di principio= si ha quando la premessa contiene già la conclusione e quindi non c’è alcuna estensione della conoscenza (tautologia); le contraddizioni apparenti= quando con regole logiche si costruiscono contraddizioni che però non hanno alcun senso dal punto di vista del contenuto (paradossi); gli argomenti “ad hominem”= sono quelli relativi alla qualificazione (o squalificazione) di chi parla come argomento per dimostrare la verità (o la falsità) di ciò che dice (un’affermazione è vera perché l’ha detta una persona esperta). Il ragionamento induttivo = è il procedimento che dai particolari porta all’universale (Aristotele). Muovendo dal particolare, può dimostrare una verità relativa solamente ai casi osservati, mentre la deduzione, muovendo dal generale e dall’universale, può dimostrare che certe verità appartengono necessariamente anche ai casi particolari. Ci sono diversi tipi di induzione : induzione empirica = consiste nella generalizzazione di un fatto ripetuto nella natura, non essendo a noi evidente la connessione necessaria fra il soggetto e la proprietà (osserviamo poi comprendiamo che c’è una connessione ma non conosciamo il perché) es. se ogni volta che mangio qualsiasi tipo di formaggio vengo assalito da forti gastriti, arrivo a comprendere che i latticini mi fanno male, anche se non so perché. induzione essenziale = la scoperta realizzata dall’intelletto in unità con l’esperienza, di un vincolo necessario e universale fra un soggetto e una sua proprietà (intelletto usa alcune verità immediate per astrarre delle proprietà dai singoli oggetti percepiti) es. canguri hanno gli occhi quindi quel genere ha la vista cioè lega delle conoscenze evidenti (occhi sono l’organo della vista) a un soggetto (esemplari osservati) per arrivare ad una conoscenza generica essenziale (facoltà di vedere) valida per quella categoria (canguro come genere); induzione causale = il nesso che permette il salto induttivo è qui fondato sul “principio di causalità” secondo il quale tutto ciò che avviene ha una causa, attuale o passata. Essa parte da un singolo fatto e risale alla sua causa; in genere ogni causa produce una serie di effetti e l’evento osservato può essere uno di questi (la causa è più generale dell’effetto e lo precede necessariamente). Es. all’esame ho avuto un blocco e ho fatto scena muta. Ma il blocco deriva dalla forte ansietà e la forte ansietà da una forte paura. Quindi ho avuto il blocco a causa della forte paura di fallire l’esame. induzione matematica = fonda sul carattere ricorsivo delle proprietà dei numeri di una serie es. la formula x è valida solo per questi triangoli; questi triangoli sono tutti rettangoli, quindi la formula x è valida per tutti i triangoli rettangoli; induzione costitutiva = non si tratta di un vero e proprio tipo di induzione, ma un modo di prestare l’induzione alla costituzione degli assiomi e delle premesse delle deduzioni. Il ragionamento abduttivo = è un sillogismo in cui la premessa maggiore è certa, mentre quella minore è soltanto probabile e che produce quindi una conclusione solo probabile (Aristotele). L’abduzione consiste nel porre un’ipotesi per spiegare un fatto ed è un processo che garantisce davvero il raggiungimento di nuove conoscenze. È simile alla deduzione in quanto si tratta di un sillogismo (anche se non dimostrativo come quello deduttivo); è simile invece all’induzione (in particolare quella costitutiva) in quanto produce conoscenze che hanno bisogno di prove empiriche per essere validate. Es. per superare gli esami bisogna studiare a sufficienza. Io non ho superato l’esame. Quindi non ho studiato a sufficienza. Criteri attuali per la comprensione del disturbo psichico = il ragionamento clinico è quel modo in cui psicologi clinici e psichiatri cercano di conoscere natura, cause, conseguenze e trattamento di un disturbo psichico. I principali metodi definitori della malattia psichica attualmente diffusi sono due: la diagnosi descrittiva (cerca di cogliere i fattori comuni presentati dallo stesso tipo di pazienti per classificare le psicopatologie) e la diagnosi interpretativa (legge i segni e i sintomi per rapportarli a teorie già codificate e comprendere quindi il caso singolo). Questi sistemi definitori della patologia differiscono per l’approccio diverso al medesimo oggetto di studio: i sistemi nosografici sono nomotetici quindi tendono alla categorizzazione dei fenomeni per arrivare ad una visione generale delle patologie; i sistemi interpretativi sono invece idiografici e mirano alla conoscenza del caso particolare. Alla base ci sono ragionamenti diversi:

ragionamento statistico (sistema nomotetico)= lo scopo è categorizzare i fenomeni per facilitare al massimo la condivisione dei saperi di una certa disciplina tra i vari studiosi. Naturalmente ogni caso mostra delle differenze che sono considerate grazie al concetto di range, ossia un divario entro il quale le differenze singolari sono tollerate. Questa è la logica alla base del DSM e dell’ICD. L’approccio statistico è necessario per agire sulla sintomatologia, ma non porta profondi cambiamenti personologici al contrario del seguente; ragionamento dimensionale (sistema idiografico)= ): lo scopo è attribuire significati alle osservazioni cliniche attraverso teorie di riferimento o modelli. Il vantaggio è prendere in analisi i singoli casi, per vedere come quelle categorie di riferimento si attualizzano nella persona; lo svantaggio è la minore oggettività. Il ragionamento clinico nei diversi approcci teorici = interpretazione psicanalitica : interpretazione si riferisce all’atto intellettivo che conduce alla conoscenza dell’oggetto attraverso il segno che lo rappresenta (riportare alla coscienza gli elementi rimossi dall’inconscio individuando i segni che lasciano come capita nei sogni). Nell’interpretazione, a differenza dall’induzione, esiste a priori un bagaglio di conoscenze che rendono un elemento qualsiasi un segno. L’induzione causale invece porterebbe il terapeuta a partire dal segno e, sulla base del principio di causalità, risalire alle cause prossime e remote. categorie del DSM : a partire da categorie prestabilite, il clinico riesce ad applicare etichette diagnostiche ai diversi casi quindi dai sintomi si arriva alla generalizzazione del fenomeno su base statistica. ragionamento cognitivo-comportamentale : si fonda sull’utilizzo dell’analisi funzionale ABC comportamentale (relazione temporale tra stimolo antecedente, comportamento e conseguenza) e cognitivo (relazione tra antecedente, sistema di credenze e conseguenze emotive e comportamentali. Il ragionamento cognitivo si fonda sull’induzione causale, anche se si ferma alle cause prossime e non raggiunge la profondità di quelle remote e delle cause prime). conoscenza sistemica : si fonda sul principio secondo il quale, appartenendo ogni individuo ad un sistema es. famiglia, è l’organizzazione propria di tale sistema che definisce gli stili funzionali o meno dei singoli membri. È possibile giungere a un metodo di ragionamento clinico che possa andare oltre i limiti specifici dei singoli approcci e, in un certo modo, essere super partes? Per rispondere dobbiamo partire dal fine del clinico è quello di aiutare il paziente ad uscire dalla sua patologia e quindi bisogna conoscere due cose: il tipo di patologia e il processo causale che l’ha prodotta e mantenuta. L’informazione essenziale è certamente la conoscenza dei processi causali quindi tale ragionamento che andiamo cercando deve essere causale. Tale ragionamento, inteso come alternanza di movimenti induttivi e deduttivi, consente di giungere alla conoscenza dei processi causali che hanno prodotto e mantenuto la patologia.

Capitolo 3 – Il principio di causalità in psicologia e nell’investigazione clinica

Il compito della psicologia clinica è quello di comprendere quale tipo di disordine si è creato e soprattutto quale processo, a partire da quali cause, ha prodotto tale disfunzione, per poter giungere a un intervento curativo. C’è bisogno, dunque, di un metodo d’indagine causale più incisivo che sfrutti al massimo le potenzialità del ragionamento umano sulla base di una vera conoscenza del principio di causalità. Il principio di causalità = ogni fenomeno ha una causa, visibile o invisibile che sia. Le tipologie di cause:

  1. materiale : cosa fa esistere un oggetto dal pov della materia es. statua esiste perché esiste marmo;
  2. formale : cosa fa esistere un oggetto dal pov dell’esistenza es. il coltello è tale perché non è una forchetta;
  3. efficiente : cosa fa esistere un oggetto dal pov della forza che l’ha prodotto es. scultore è causa della statua;
  4. finale : cosa fa esistere dell’obiettivo da raggiungere es. il tagliare per il coltello. Il principio di causalità in psicologia = differenti tipi di causalità:
  5. causalità naturale diretta : tutti quei processi naturali che rispettano leggi deterministiche; tra causa ed effetto c’è una relazione immediata es. un vaso che cade dal quinto piano si rompe;
  6. causalità mediata dall’istinto : comportamenti e reazioni dell’essere vivente dotato di istinto es. strategie di attacco e difesa degli insetti e i loro comportamenti di accoppiamento;

consentire una conoscenza astratta e universale. Per tale ragione, è attraverso una conoscenza di tipo intellettivo che siamo in grado di astrarre dal contingente, singolare e mutevole proveniente dai sensi, concetti stabili e universali. I concetti che formiamo nella nostra mente racchiudono le caratteristiche essenziali o sostanziali ovvero quegli aspetti necessari, universali e immutabili che rendono quell'oggetto se stesso e non altro. Dunque, attraverso il processo di astrazione, l'intelletto giunge alla formazione di concetti in grado di cogliere delle verità espresse nella presenza di elementi essenziali oggettivi distinti dagli aspetti contingenti, particolari e soggettivi. La verità come "Adaequatio rei et intellectus" (corrispondenza tra realtà ed intelletto) si esprime proprio nella capacità della mente di rendere intelligibile ciò che è concreto. Il rapporto tra conoscenza, verità e formazione di credenze personali è molto importante soprattutto rispetto al lavoro psicologico o psicoterapeutico con il paziente. Se una persona ha formato dei concetti incapaci di cogliere di elementi sostanziali e dunque di esprimere una verità, facilmente formerà delle credenze basate su false conoscenze che orienteranno il suo agire in senso disfunzionale. Tuttavia, in ambito psicologico resta il problema legato al metodo attraverso il quale riconoscere se il concetto di un oggetto esprime verità e ordine e dunque se è funzionale al benessere psicofisiologico dell'individuo oppure no. Una risposta potrebbe essere individuata nella matrice d'ordine cioè l'insieme delle caratteristiche essenziali che devono essere presenti per poter definire ordinato l'esercizio di una facoltà o azione. Essa può essere considerata una di tavola della verità, l'insieme delle affermazioni vere e necessarie intorno alla natura di un oggetto. Verità assolute e verità relative = le prime rappresentano delle realtà necessarie che non dipendono dal soggetto che le coglie, una volta raggiunte diventano conoscenze evidenti, certe e condivise. Le verità relative sono conoscenze soggetti dipendenti dalla circostanza in cui si trova il soggetto che le coglie. La verità assoluta : le evidenze sono vere al di là di qualsiasi dubbio. Ci sono però altre verità che si manifestano come assolute soltanto se si affronta un percorso conoscitivo con l'ausilio del ragionamento. Le conoscenze derivate semplicemente dall'esperienza non possono essere assolute, in quanto la mancata esperienza di un fenomeno diverso non implica che non possa un giorno verificarsi. Le verità assolute sono quindi o immediate (evidenze) o mediate dall'intelletto (formule matematiche). Una verità si ritiene assoluta quando rispetta alcuni criteri:

  1. è conoscibile dall'uomo : la conoscenza umana si conforma alla realtà (adaequatio intellectus et rei) e pertanto non è possibile all'uomo non tendere naturalmente alla verità. 2 ) è una : intorno a principi della vita e della realtà non è possibile rio. vare diverse verità vere ed equivalenti, soprattutto quando si contraddicono tra loro.
  2. è indivisibile : non ha gradi. Non è possibile dire di una affermazione che è più o meno vera.
  3. è immutabile : l'immutabilità della verità porta ad escludere che essa possa cambiare in base alla cultura.
  4. è assoluta : cioè non dipende dall'intelletto umano né dalle sue condizioni storico-culturali. La verità relativa : si possono avere verità apparentemente contraddittorie, che possono appartenere alle seguenti 4 categorie di giudizi
  5. enti di ragione di indole posizionale : i giudizi espressi sono diversi ma entrambi veri in quanto chi parla lo fa a partire dalla sua posizione.
  6. caratteristiche diverse dello stesso oggetto : i giudizi espressi sono diversi ma veri perché si riferiscono a parti differenti della medesima cosa.
  7. diverse tipologie di misurazione : es distanza in chilometri
  8. entità davvero relative : i giudizi espressi su un oggetto che ha relazioni diverse con gli altri oggetti possono apparire contraddittori. Di queste 4 tipologie di giudizi apparentemente contraddittori, solo la prima e l'ultima contengono verità relative, in quanto nelle altre due la contraddizione appare nel giudizio soggettivo e non nella verità in sé. La differenza sostanziale tra verità assolute e relative sta nel fatto che la qualità che si attribuisce a un oggetto nel primo caso risiede nell’oggetto stesso, nel secondo caso risiede nel soggetto che giudica.

Altre classificazioni della verità = considerando l’ampiezza della realtà a cui fanno riferimento: 1)verità universali: sono riferite a tutti gli elementi di un insieme e sono assolute 2)verità particolare: certezze condivise da un gruppo di persone. 3)verità singolari: quelle attribuibili dai singoli individui. Le verità immediate sono tutte quelle verità che vengono colte dall’intelletto senza l’ausilio del ragionamento e le verità mediate sono verità che richiedono l’intervento del ragionamento. Per il clinico questo è un tema fondamentale: di fronte alle verità soggettive che il paziente propone, deve saper valutare se si trova di fronte a un oggetto di conoscenza con caratteristiche assolute o relative, universali o singolari. Questa conoscenza lo aiuterà a indirizzare l'individuo verso un grado maggiore di verità e verso una evoluzione della sua persona e verso una soddisfazione maggiore per la propria esistenza. Il problema del relativismo assoluto = è necessario introdurre la specificazione di due tipi di relativismo: il relativismo assoluto e il relativismo relativo. Il relativismo assoluto è quello che impera nella visione distruttiva: ogni cosa è relativa, l'uomo è misura di tutte le cose e quindi nessuno può vantare certezze nei confronti degli altri. Bisogna sottolineare che se è vero che tutto è relativo, dovrebbe esserlo anche il relativismo. Il relativismo relativo parte dal presupposto che ognuno, ferme restando alcune certezze riguardanti norme e verità universali, può agire conformemente alla propria natura e alla propria cultura. La verità sull’uomo = si possono avere conoscenze derivanti da verità assolute, mediate e immediate, che si possono riferire a tutte quelle facoltà e attività proprie di ogni essere umano, che possono rivelare caratteri universali (le dinamiche psicofisiologiche dell’apprendimento saranno universali in quanto tutti gli esseri umani condividono la stessa struttura psichica). Ma anche le verità relative sono importanti per l'indagine del clinico, perché forniscono spazi di manovra per le ristrutturazioni cognitive. Più verità assolute si possiedono, più l'intervento clinico sarà efficace perché più vero, cioè più vicino alla restituzione della piena umanità al paziente stesso. Siccome la maggior parte delle verità universali sono mediate, è necessario che il clinico si doti di un metodo di indagine razionale che lo aiuti a raggiungere tali verità. L’esperienza clinica è un osservatorio insostituibile delle dinamiche della mente che si avvicina alla realtà. La mente umana è fatta per conoscere la verità e quando la coglie non può non dirigersi verso di essa. Nel colloquio clinico, se le cose che vengono trasmesse al paziente sono vere, egli ne ha un’evidenza immediata: in psicologia viene chiamato insight. Un altro modo di definire l'esperienza del riconoscimento immediato della verità viene dalla filosofia: l'esperienza veritativa fondamentale indica la percezione chiara e certissima di essere davanti a una verità. In conclusione, possiamo dire che l'uomo ha una tendenza naturale ver. so la verità, ha una mente strutturata per coglierla e meccanismi di reazione innati di fronte al riconoscimento di ciò che è vero.

Capitolo 5 – l’uomo e la vita psichica

L'uomo, in quanto "essere vivente" , può essere definito essenzialmente come un essere capace di movimento immanente ed auto perfezionante. L’uomo è pertanto Essere in movimento, capace di passare da uno stato di potenza ad uno di azione; azione intesa come potenza espressa. Quando un'azione inizia e termina nel soggetto agente essa viene detta azione immanente. L'azione immanente è auto perfezionante in quanto arricchisce e perfeziona lo stesso soggetto agente. Esistono tre attività immanenti ed auto perfezionanti minime che sono: la nutrizione, la crescita e la riproduzione. Ogni essere vivente è un "sinolo" ovvero un composto di Principio Materiale e un Principio Formale. Il primo corrisponde all'elemento corporeo, materiale e il secondo al Principio di Animazione o Anima. Da quest'ultimo Principio derivano le Attività Vitali, da cui si distinguono tre differenti Principi di Animazione: il Principio Vegetativo, il Principio Sensitivo e il Principio Intellettivo. Questa distinzione viene operata in base al criterio di autonomia del vivente:

  • l’autonomia per l’esecuzione: vita vegetativa-fisiologica, rigare la sopravvivenza fisica e psichica (reazioni e adattamenti fisiologici)

Natura, struttura costitutiva e finalità degli elementi della vita psichica = la vita mentale rappresenta un tutto costituito da parti: pensieri, sentimenti ed emozioni, in rapporto secondo un ordine di perfezione. Pensiero : rappresenta l'elemento più importante della vita psichica; esso può essere definito come l'atto primo con cui l'uomo muove verso la realtà di ogni ordine e grado per conoscerla, per sceglierla, per amarla, per servirla nella sua totale libertà. libertà. Le sue finalità ordinate sono tutte poste al servizio del fine ultimo: la felicità. L’atto del pensare è preceduto dalla sensazione e dalla percezione. Il pensiero è quindi atto che completa a conoscenza permettendogli di raggiungere il piano intelligibile della realtà. La struttura del pensiero è ordinata composizione di significai trasmessi attraverso le parole. La finalità ultima del pensiero può essere scomposta in 4 sotto finalità ordinate: conoscere, conoscere ogni cosa, conoscere ogni cosa intorno a sé e conoscere ogni cosa dentro di se. Conoscere porta l’individuo a essere capace di scegliere e quindi le azioni sono verso la conoscenza del bene che porta al perfezionamento di se e alla felicità. Il disordine del pensiero può essere legato ad una perdita virtuale (non organico) o materiale (danno organico) di uno o più elementi della vita psichica che possono essere persi parzialmente o totalmente. La perdita materiale porta all'assenza reale di un pensiero dalla catena elaborativa; mentre la perdita virtuale si riscontra la presenza del pensiero che viene però funzionalmente escluso o soppresso. Emozioni : la modificazione sensoriale dovuta alla stimolazione dei sensi è accompagnata da una risposta emozionale; tale risposta ha lo scopo di dirigere le nostre azioni in questo caso spesso automatiche, per indirizzarle alla protezione dalla sofferenza o al godimento di un piacere. L'emozione attraverso le sue funzioni salva la vita fisica. Il sentimento serve a modificare le emozioni e renderle stabili e profonde. Il governo delle emozioni da parte della ragione infatti produce il sentimento, che a sua volta dà un impulso all'azione. Il sentimento protegge dalla sofferenza psichica e procura piaceri psichici e intellettivi allo scopo di salvare la vita psichica. Effetti locali, regionali e sistemici degli elementi psichici = un elemento nocivo della vita mentale è qualunque elemento di conoscenza che non sia dimostrato vero. Tali elementi nocivi possono essere concepiti dentro la propria mentre, essi rappresentano dei veri e propri virus. Esistono idee false più generali, che possedendo un maggior grado di generalità, hanno implicazioni e conseguenze a cascata più estese, così come vi sono idee false più specifiche che hanno conseguenze o effetti più limitati. L' effetto viene definito locale quando circoscritto ad una zona specifica, limitato ad un "luogo" che pur sempre rappresenta parte di una regione più ampia. Una sensazione positiva segnala una condizione positiva o di potenza alla base di un'azione positiva. La condizione generale positiva o di potenza consente il passaggio all'azione positiva. Una sensazione positiva, segnale di una condizione positiva, genera una riposta ordinata come l’amore. Al contrario una sensazione negativa, segnale di una condizione negativa, genera una risposta disordinata come la paura. L'uomo ama la propria azione positiva e l'amore per essa può essere causa di un effetto locale quando la natura di questo amore è imperfetta e disordinata. L’amore imperfetto può avere diversi effetti. L' effetto regionale può essere definito come l'effetto di una causa più generale. Gli effetti regionali sono causati dall'amore imperfetto rivolto a categorie di oggetti generali. L'amore imperfetto genera il disordine che investe una regione psichica dal quale deriva una risposta imperfetta, caratterizzata da allarme, tristezza, rabbia o da una combinazione di esse. L’ effetto sistemico è quell’effetto che investe l’intera vita psichica della persona, influenzando la pienezza e l’integrità dell’essere, del pensare e dell’agire. L'effetto sistemico investendo l'intera vita psichica della persona, genera il ciclo della malattia psichica. La patologia viene mantenuta finche non verranno rimosse le direzioni imperfette della volontà e le conoscenze imperfette alla base di tale volontà. L’ordine della vita psichica ed il suo fondamento causale = la vita psichica è un sistema, un tutto costituito da parti in connessione tra loro secondo un ordine di perfezione che varia individualmente ed è sia psichico che corporeo. L'assenza di un elemento costitutivo e l'inserimento di un elemento imperfetto, all'interno del sistema psichico genera disordine che procura sofferenza generando malattia cioè schiavitù. È possibile distinguere due forme di ordine: una prima forma di ordine, già presente nell’infanzia, ricevuto per natura fin dalla nascita ed una seconda forma di ordine costruita in età adulta. Le finalità ordinate dell'azione

nell'infanzia sono essenzialmente tre: Vivere, La soddisfazione dei bisogni biologici e La soddisfazione dei bisogni relazionali. Nella seconda fase l’uomo può farsi protagonista dell’opera di costruzione dell’ordine della sua vita psichica, nei casi in cui l'uomo si rifiuta di collaborare, cade in una condizione di disordine, cade nella natura, si confonde con la natura, si afferma proprietario della natura che ha ricevuto. Il fondamento dell'ordine psichico dell'uomo è la sua risposta alla responsabilità del suo stesso divenire. Il compito del clinico è dunque quello di aiutare la persona a costruire l’ordine psichico o a riscoprirlo. I fondamenti dell’ordine psichico = Fondamenti primi dell’ordine psichico :

  • la costituzione o natura dell’essere umano: ogni individuo condivide con gli altri la propria natura fisica e psichica;
  • L’atto con cui la persona conosce la verità del suo essere uomo: l’essere umano ha la facoltà di conoscere la realtà e anche la sua stessa natura;
  • L’atto con cui la persona realizza la verità del suo essere uomo: l’essere umano ha la possibilità di attualizzare le proprie potenzialità, di realizzare la sua vera natura umana. Fondamenti secondi dell’ordine psichico :
  • l’idea bella generata dai pensieri operai: pensieri quotidiani che mantengono in ordine la vita psico-fisica dell’individuo che generale idee riguardanti mondo esterno ed interiorità;
  • L’atto di vivere in cui rifulge la libera intenzione: la conoscenza della verità riguardo la realtà esterna e la realtà interna porta alla libertà di individuare il vero bene;
  • L’intenzione che si trasforma in azione: quando l’intenzione è chiara, l’azione da fare è distinta e la motivazione massima. Fondamenti terzi dell’ordine psichico :
  • la realtà è magnifica opportunità donata a tutti: il reale non è soggettivo, ognuno ha una sua interpretazione di esso ma tali visioni differenti non sono la realtà, solo tentativi più o meno riusciti di adeguarsi ad essa. La realtà è piena di opportunità realizzatrici;
  • La realtà ha le sue ragioni ordinate di peso, di dolore e di allarme: la presenta del male e di ostacoli reali produce frustrazione con tutte le sensazioni relative di pesantezza psichica, dolore e allarme;
  • La realtà ha le sue ragioni perfetti di sollievo, di pace di conforto: la presenza del bene produce invece effetti positivi con sensazioni di sollievo, pace e conforto.

Capitolo 6 – Sintomatologia clinica e la sofferenza

La sintomatologia e i segni clinici = l’azione assistenziale deve limitarsi alla parte del disordine ( sintomatologia ), che costituisce la stazione di partenza dell'investigazione clinica. L’individuo la sperimenta nella mente e nel corpo, trovando un ambito di intersezione nella vita vegetativa, per il quale possono alternarsi o modificarsi. Può essere considerata la pietra d'inciampo di un repertorio personale consolidato ma contenente errori o lacune, un complesso di sintomi riferiti e lamentati dal paziente. La sintomatologia rende difficile il proseguire dell’uomo verso una direzione sbagliata, offrendo l’opportunità di intraprendere una nuova strada, la possibilità di riordinare gli elementi della vita psichica, correggendo l'orientamento del proprio sviluppo. Deve essere raccolta dal clinico riportando le parole esatte utilizzate dal paziente, queste veicolano i concetti (contengono caratteri/qualità intelligibili e la qualità della comprensione dipende dalla qualità della comprensione di questi caratteri) e ogni singolo stimolo può rappresentare un indizio di una realtà psichica non manifesta. Il sintomo clinico è ciò che sta al posto di altro e che ad altro rinvia. Il sistema delle cause = gli effetti visibili sono il frutto di un sistema di cause, di un insieme gerarchicamente strutturato di interessi prioritari disfunzionali interconnessi tra loro. All'interno del sistema di cause, tutte le cause sono concatenate tra loro secondo rapporti di causa-azione (ogni causa è causata da una casa precedente e ne causano la seguente). Le cause sono i forti interessi che muovono l'uomo e vengono definiti interessi prioritari. Le cause iniziali rappresentano i bisogni connaturati dell'essere umano e sono costitutivi, essenziali, inalienabili. Le cause nel loro insieme costituiscono una struttura di cause o struttura motivazionale multilivello sulla base del quale si fonda la manifestazione o sintomatologia.

Forme progressive di sofferenza fisiologica: forme iniziali - › forme piene o conclamate-› forme gravi o avanzate - › forme terminali. L'evoluzione delle forme fa riferimento a diverse variabili quali: l'emozione, il pensiero, il sentimento e la sintomatologia corporea. Nell'ultimo stadio la sintomatologia corporea diviene paralizzante, si ha il collasso fisico, il quale priva di ogni farsa emozioni, pensieri e sentimenti. In questo ultimo stadio segue il “reset” della mente e del corpo. Ciclo eziologico salute e malattia = la salute e la malattia psichica possono essere concettualizzati come due dimensioni poste lungo lo stesso continuum. Il processo etiologico comprende due circoli omologhi: circolo VIRTUOSO rispondente a ordine e salute ed è frutto della gestione razionale; circolo VIZIOSO corrispondente al disordine e alla malattia ed è frutto di una gestione Istintive ed emotive della propria vita psichica. Ogni circolo rappresenta un percorso a tappe ben definite che implica un procedere continuo e non discontinuo (l’entrata in una fase indica il superamento della precedente). Tappe: A) azione di correzione : uno o più atti che comportano l’introduzione di una risposta muova e più funzionale da parte della persona; B) circolo virtuoso : 1. Il soggetto inizia a percepire non solo la propria situazione attuale, ma anche uno spiraglio su cosa potrebbe cambiare se riuscisse ad attuare le proprie potenzialità 2. La conoscenza e la consapevolezza porta nel soggetto a diminuire la frequenza di azioni e pensieri volte raggiungimento di fini buoni falsi e a breve termine; 3. La sospensione di azioni volte al falso il bene produce uno spazio vitale in cui il soggetto viene spinto naturalmente a ricercare nuove conoscenze di sé e sul mondo più vere 4. Aumento della ricerca delle conoscenze più specifiche applicate al proprio mondo personale 5. La conoscenza di aspetti generali e universali dell'essere umano e del mondo porta la possibilità di scegliere l'azione migliore e più ordinata 6. La sperimentazione di fini buoni veri produce un senso di soddisfazione e di ripagamento per le fatiche sopportate 7. Anche se il disordine non è superato del tutto, il raggiungimento di fini buoni peri e l'accettazione della propria umanità portano l'individuo in salute psichica 8. La salute viene percepita e riconosciuta. E in questa fase che l'individuo energie da rivolger e ai sentimenti superiori. 9. Il benessere raggiunto produce un amento di fiducia verso se stesso e il mondo, basata sulla convinzione di avere le risorse per affrontare in futuro altre difficoltà. C) esperienza di potenza : eventi avversi o appetibili; i primi minacciano l’integrità dell'intelletto e la volontà (malattie, separazioni...); i secondi sono occasioni per grandi appagamenti (tentazioni) D) risposta personale all'esperienza di potenza : l'individuo a due scelte: 1 resistere alla paura e se si verifica il soggetto rientra nel percorso virtuoso aumentando ancora il gradiente di ricerca di conoscenza generale specifica; 2 cedere alla paura e alla tentazione; in questo caso il soggetto rientra nel percorso vizioso e torna agli appagamenti immediati, ma disordinati. E) circolo vizioso : 1. Inizia con il mancato riconoscimento dei fini buoni veri 2. L'emotività e lo spirito di sopravvivenza alimentano comportamenti tesi alla soddisfazione immediata del proprio bisogno di sicurezza

  1. L'attrazione di nuove soluzioni immediate ma disordinate distoglie la mente dalla ricerca della conoscenza vera e diminuisce la possibilità di rettificare pensieri e azioni disordinate 4. La ricerca di conoscenze e rassicurazioni produce nel tempo conoscenza falsa e principi razionalmente infondati 5. A cercare i fini buoni falsi, prima o poi capita che gli si raggiunga, pertanto così un movimento di rinforzo di comportamenti disordinati 6. La rinuncia alla vita, ai valori e alla bellezza sfocerà in una nuova sofferenza manifesta con la comparsa dei sintomi patologici 7. La sofferenza blocca l'individuo e lo imprigiona in pratiche quotidiane volte all’autoprotezione. L'individuo deve scegliere: se persevera nel disordine reagendo si manterrà nel circolo vizioso con una nuova diminuzione del gradiente di ricerca della conoscenza dei fini; se trova lo stimolo ad agire entra nel punto di partenza del circolo virtuoso.

Lo studio scientifico della psicologia

Bisogna offrire alla psicologia un metodo di indagine clinica basato sul connubio tra ricerca empirica e razionale, che conduca alla scoperta della dimensione causale profonda della psicopatologia. Il metodo causale è basato su:

  • osservazione - › metodica, completa focalizzazione su un oggetto di indagine e consiste nel procedimento di

attenta, curata e genuina raccolta e selezione dei dati più significativi; ⁃ Induzione - › processo logico che consente di passare dalla conoscenza del particolare a quella del generale; ⁃ Deduzione - › applicazione dei principi generali ai fenomeni ⁃ osservati e non ancora osservati al fine di trovare loro una spiegazione. Il principale obiettivo è la graduale scoperta delle cause che determinano gli effetti osservabili. la formazione di un metodo causale di investigazioni clinica affonda le proprie radici in uno studio logico razionale causale che prevede la conoscenza di due dimensioni principali:

  • dimensione descrittiva (o quod est): piano di conoscenza in cui si incontrano gli elementi manifesti della vita psichica. Rappresenta la dimensione della concretezza contenente gli elementi evidenti, che possono presentarsi spontaneamente, oppure a seguito di una lieve stimolazione da parte dell'investigatore. L'indirizzamento tramite le domande consente di accedere alle regioni dell'universo psichico della persona in cui risiede unità maggiormente d'interesse. Le vie principali sono rappresentate dalle vie di senso (=udito e vista). La conoscenza limitata al piano descrittivo può rivelare elementi appartenenti a specifiche esperienze psicologiche che sono distinti in: pensieri, immagini, emozioni e sentimenti, questi possono emergere attraverso l’osservazione diretta o la comunicazione degli eventi. la necessità di tendere ad una conoscenza ed una descrizione completa della realtà psichica, nasce da una concezione organicistica dell'universo psicologico dell'essere umano, dove ogni elemento deve essere considerato: costituitivo, subordinato e cooperativo rispetto al tutto. la conoscenza descrittiva mira a ricostruire, a conoscere in modo completo un'unità evento partendo da un primo elemento direttamente osservabile e procedendo verso un secondo elemento preferibilmente adiacente al primo in senso temporale e funzionale. La progressione ordinata consente di accedere al tutto. - dimensione causale (o quid est): piano in cui si estende il percorso di conoscenza all'interno del quale si perviene alle cause del quod est oggetto di investigazioni. la scoperta delle cause segue un andamento progressi (dalla causa superficiale alla più profonda). i principali livelli causali sono quattro: IV livello: causa immediata, III livello: causa prossima, II livello: causa remota e I livello: causa prima. tali cause costituiscono un sistema e ne deriva che ogni causa è a sua volta effetto di un'altra causa che ne è suo fondamento, inoltre, le cause costituiscono forti interessi dei quali origina la forza che muove la persona. Il metodo investigativo causale può avvalersi di due importanti indici diagnostici clinici: • Matrice d'ordine: modello ideale di funzionamento psichico al quale Il paziente puo ispirarsi ed adeguarsi gradualmente, migliorando le proprie capacità ad attive • Struttura motivazionale multilivello: rappresenta il complesso stratificato delle cause psichiche ad ognuna delle quali corrisponde motivazionale consolidatisi nel tempo.

Capitolo 7 – Natura dell’investigazione e processo

Si configura come un percorso conoscitivo di ricerca e scoperta dei segni o tracce che portano alle cause all’origine della sofferenza soggettiva. L ’investigazione clinica è un procedimento complesso (perché le cause sono tante, interconnesse e nascoste) che giunge la conoscenza provata del sistema di cause responsabili della sintomatologia psichica e fisica della persona. Non è un'esperienza di dominio, bensì un'esperienza di piccolezza in cui il clinico cerca ogni singolo elemento al fine di conoscere come cause generano la patologia. Partendo dalla sintomatologia (superficie) il clinico progressivamente se ne distanza e si dirige verso il fondo dell’essere. L'investigazione clinica deve portare una conoscenza provata, dove per prova si intende l'operazione mentale con cui si stabilisce la verità di un'asserzione o la validità di un’ipotesi; ne esistono di due tipi: prova ostensiva —> il dato evidente si presenta davanti gli occhi del clinico (a posteriori) prova dimostrativa —> si procede per dimostrazione (a priori) attraverso due modi: induzione e deduzione. Secondo il pensiero di San Tommaso, esistono due tipologie di procedimenti dimostrativi: 1. Procede dalla

  1. Il procedere dell'investigazioni da una povertà iniziale: il peso iniziale della strutture teoriche dell'interessi personali possono condizionare largamente e pesantemente le diverse dimensioni del procedere. La ricerca dell'oggetto può risultare fallimentare quando si verificano le tre condizioni: 1) mancato riconoscimento di indizi rilevanti o di evidenza del nesso causale 2) Mancata stazione per la riflessione necessaria all’indirizzamento 3) Prematura conclusione del procedimento investigativo. La ricerca per essere fedele alla sua natura deve essere quanto più possibile libera dagli schemi teorici di riferimento; pertanto, i modelli devono essere al suo servizio e non viceversa. Fasi dell’investigazione = 1. Ricerca dell'oggetto di indagine—> l'attenzione dell'investigazioni clinica si concentrerà su quegli elementi che segnano la presenza di interessi significativi sottostanti;
  2. Definizione dell'oggetto scelto—> È necessario definire correttamente l'oggetto selezionato, delimitarlo, evitando di considerare anche aspetti non compresi in esso. Dovrà definirlo secondo il senso corrispondente che l'individuo gli ha associato;
  3. Ricerca della causa orizzontale dell’oggetto—> l'investigatore dovrebbe essere in grado di risalire alla causa orizzontale più prossima all'oggetto stesso,
  4. Ricerca della causa verticale (causa permanente e strutturale) dell’oggetto—> il procedere investigativo segue un ordine più complesso fondato su tre principi conoscitivi: ordine euristico (ordine della scoperta), ordine esecutivo (ordine operativo delle singole azioni) e ordine protocollare (ordine della successione delle operazioni) Questi principi conoscitivi costituiscono l'ordine dell'operare. Le fasi conducono a quattro tipi di conoscenze che riguardano l'origine della patologia: delle cause della patologia; del processo attraverso il quale la causa produce la patologia; della causa della salute corrispondente; del processo attraverso il quale la causa produce la salute. Finalità = la finalità consiste nella conoscenza della causa prima della sintomatologia e della salute corrispondente. Dalla conoscenza della causa prima disordinata è possibile risalire alla causa prima ordinata e perfetta. All'interno di tale grande finalità possono essere distinte altre finalità specifiche:
    • illuminare la relazione tra l'effetto e la sua causa
  • Prevenire alla dimostrazione del nesso causale tra effetto e causa
    • Conoscere la natura della struttura del nesso causale
  • Conoscere la relazione tra discostamento dall'ordine e sofferenza conseguente
  • Conoscere l'ordine dell'ambito perturbato e la relazione con gli ordini connessi
  • Conoscere il nesso tra ordine specifico ed ordine adesso sub e superordinati. Atteggiamento/ruolo dell’investigatore clinico = il ruolo dell'esperto lungo il percorso di investigazioni clinica è assai delicato. All'interno di tale ruolo si bilanciano e compendiano le azioni provenienti da due diversi componenti del professionista: quella razionale e quella sensitivo intuitiva. L'atteggiamento ottimale consiste in un esercizio equilibrato di entrambe le componenti dell'investigatore. Inoltre, deve essere capace di utilizzare in modo flessibile i propri modelli teorici di riferimento che dovrebbero rappresentare degli ausili.

Capitolo 8 – gli strumenti di indagine

Gli strumenti di indagine possono essere distinti in due filoni fondamentali:

  1. Categoriale o nosografico—> comprende gli strumenti che mirano all'inquadramento o etichettamento della malattia personale sulla base di una classificazione delle patologie. A determinati sintomi corrispondono determinate cause, alle quali sono associate certe cure e terapie, prescindere dalla singolarità della persona che soffre. Il riferimento categoriale però costituisce un ostacolo alla conoscenza vera della persona malata, la quale si rischia di ridurre o di incasellare forzatamente all'interno di una di categoria.
  2. Individualizzato—> tutti gli strumenti che tengono ad una valutazione complessiva, globale e personalizzata dell'individuo nella sua unicità e specificità. Nell'indagine clinica non si parla in senso rigido di malattie, ma piuttosto di condizioni umane complesse, uniche e irripetibili. Lo psicologo causale si avvale di

strumenti di indagine individualizzati. L'approccio causale tenta di superare i limiti del comportamentismo e del cognitivismo, fornendo entrambi la spiegazione sul come e sul quando si verifica una risposta, ma non sul perché della stessa. L'obiettivo è quello di comprendere le relazioni funzionali oltre che temporali, che intercorrono tra gli elementi essenziali di una catena comportamentale, al fine di risalire alla struttura motivazionale multilivello. Lo psicologo causale può compiere due tipi di anali:

- orizzontale : per estensione, descrive i legami tra oggetti di indagine differenti, ricercandone le reciproche indipendenze - verticale : è un'analisi in profondità , attraverso la quale si indagano i legami tra gradazioni differenti di uno stesso oggetto di indagine. Lo psicologo causale deve possedere le seguenti caratteristiche: apertura a apprendere, interesse nell’applicare quanto appreso, capacità di ascolto, di attendere l'arrivo dei dati significativi, di utilizzo e valorizzazione dei racconti della stessa persona che si racconta. Una metodologia esplorativa causale corretta si compone fondamentalmente di due momenti: momento di apertura e osservazione dove il clinico si rivolge alla persona ed ai fatti o dati senza pregiudizi o preconcetti; momento riflessivo caratterizzato da brevi momenti di ascolto, che permettono di cogliere pienamente i dati offerti al paziente. gli obiettivi del momento conoscitivo sono: 1) delimitare il focus dell'indagine, 2) focalizzare l'attenzione su un'area destinata a divenire oggetto dell’investigazione 3 ) valutare i dati che sono stati acquisiti, 4) valutare i dati che non si possiedono e 5) valutare il percorso investigativo che potrebbe condurre all'ottenimento di tali dati mancanti. L’alternanza di momenti esplorativi orizzontali e verticali consente all'esperto di tutelare il metodo conoscitivo quanto più possibile da eventuali errori. L’inizio dell’investigazione = è la sintomatologia che risulta composta da cognizioni, emozioni ed azioni che nella loro unità costituiscono la risposta specifica di quella persona. La sintomatologia può essere investigata secondo due dimensioni:

  1. Dimensione diacronica (rif. processo indagine orizzontale): significa muoversi nello spazio e nel tempo, verso la scoperta delle cause che conducono ad una risposta disadattiva. Le variabili vengono chiamate antecedenti o conseguenti. Lo strumento è l'analisi funzionale a sette colonne. Permette di raccogliere i dati che riguardano i fini specifici delle singole azioni, pensieri, emozioni e antecedenti, tutti elementi che favoriscono la fase riflessiva dell'investigazioni profonda.
  2. Dimensione della verticalità: l’ un'analisi in profondità, attraverso la quale si indagano i legami tra gradazioni differenti di uno stesso oggetto di indagine. È un processo discendente, volto alla scoperta dell'interesse prioritario o causa profonda. Lo strumento è l’analisi causale. Analisi funzionale a 7 colonne = tre elementi fondamentali da considerare: - azione (comportamento)- Intelletto (cognizione)- Volontà (intenzioni/motivazione). È uno strumento di investigazioni di tipo orizzontale; rappresenta un'analisi comportamentale estensiva, che descrive legami di reciproca interdipendenza tra oggetti di indagine differenti. Consente di indagare le reciproche relazioni funzionali causali tra gli elementi essenziali della sequenza comportamentale. Comprende complessivamente 7 elementi: 1. Antecedente (qualsiasi evento interno o esterno in grado di innescare una sequenza comportamentale) 2. Pensieri (immagini, inferenze, valutazioni o giudizi che seguono l’antecedente) 3. Le emozioni 4. Azioni (azione realizzata o impulsi ad agire) 5. Fine dell’azioni 6. Criteri (norme generali operative e normative che valutano la presenza o l'assenza di minacce al valore fondamentale; si dividono in: normativi, ovvero le norme generali per la valutazione della presenza o assenza di minacce, e operativi, che segnalano la presenza o l'assenza di situazioni minacciose) 7. Interesse prioritario (valore fondante di maggiore significato per la persona, che maggiormente deve essere tutelato allo scopo di salvaguardare la stessa integrità dell'individuo). la compilazione dell'analisi funzionale sette colonne segue un ordine logico di successione che parte

Struttura motivazionale multilivello = può essere definita come l'insieme organizzato dei bisogni e degli interessi prioritari che si sono stratificati nel corso del tempo, seguendo principi causali. Rappresenta l'assetto stabile della personalità di un soggetto. È volta a raggiungimento dell'integrità ovvero la piena espressione della propria umanità potenziale. Fornisce le mete individuali che si evolvono nel tempo, organizzano influenza di strutture cognitive e organizza o influenza la struttura di personalità. Agisce anche senza la piena consapevolezza soggettiva, e quando disordinata determina la rigidità cognitiva e comportamentale che caratterizzano la psicopatologia. I vari livelli agiscono con unitarietà, mostrando un come agire contemporaneo all'interno della varietà del repertorio comportamentale soggettivo. L'ordine dei livelli è causale. Il Funzionamento della SMM si basa su alcune nozioni fondamentali: gli interessi hanno sempre valore positivo; la struttura agisce anche senza la piena consapevolezza del soggetto; vari livelli agiscono con unitarietà; tutte le azioni sono volte comunque in unica direzione motivazionale. Analisi causale = è lo strumento che consente al clinico di compiere un'analisi profonda della dimensione strutturale o verticale, indagando i legami tra gradazioni differenti di uno stesso oggetto di indagine. Viene rappresentata da un movimento retrogrado che conduce ad un'ordinata definizione della SMM. è basato sull'induzione che dagli effetti consente di risalire alle cause. L'utilizzo è finalizzato alla conoscenza:

  • della SMM
  • dei vari elementi dell’anali funzionale a sette livelli. Sarà necessario partire dalla sintomatologia e l'investigatore dovrà rispettare seguenti passaggi: 1) compiere una descrizione indifferenziata delle manifestazioni patologiche del disagio che esprimono 2) Selezionare le manifestazioni che il paziente giudica più allarmanti 3) Comprendere cosa era presente prima dell'arrivo dell'elemento allarmante. Perché possa provare allarme e fastidio deve esistere nell'individuo un interesse preesistente a non sperimentare determinate sensazioni. Il clinico perviene all'individuazione di ciò che egli desidera e che risulta pesantemente minacciato dalla sintomatologia; giunge alla scoperta della causa immediata, la quale è legata all'onda emotiva della risposta sintomatologica che giustifica la sua natura allarmante e intollerabile. Ci sono casi in cui dalla sintomatologia si entra in contatto direttamente con la causa prossima, che giustifica la presenza di quella specifica costellazione di sintomi. Sotto troviamo la causa remota, quella causa che precede nel tempo la prossima e che è fondamento. Sotto ancora abbiamo la causa prima, rappresentata in clinica dall'interesse di primo livello. Ogni interesse prioritario è causa degli effetti che produce, ma è anche effetto di un interesse di livello sottostante che nella causa. Per giungere a conoscere il livello sottostante è necessario entrare in contatto con il valore assunto dall'interesse prioritario che si conosce. Per iniziare tale ricerca è possibile utilizzare una serie di domande:
  • quali sono le conseguenze che si attende il raggiungimento dell’interesse? - Quali sono le conseguenze negative relative al suo mancato conseguimento? A questo punto bisogna approfondire l'aspetto emotivo legato a tali conseguenze. domande tipiche: - cosa prova quando senti di aver raggiunto l’interesse? - Cosa prova quando sente l'interesse minacciato? - Che differenza esiste tra le due condizioni? - Quali sono i motivi di tali emozioni? È opportuno che l'investigatore si concentri sulla motivazione dominante (interesse prioritario) muovendosi lungo le due dimensioni: la determinazione alla conquista di qualcosa e l'intenso terrore di perderla. Deve trovare risposta domande del tipo:
  • Cosa spera di ottenere attraverso l'oggetto del suo interesse? - Cosa teme? - Cosa vuole raggiungere? - Cosa cerca di evitare? L'analisi causale è uno strumento che consente al clinico di identificare gli elementi fondanti o le cause di un fenomeno per 1) giungere alla conoscenza dell'interessi prioritari dei livelli più profondi della SMM; 2) Giungere la conoscenza dei vari elementi dell'analisi funzionale a sette colonne.

10 passi dell’analisi causale = 1. Dare il nome al dato da cui si intende partire per l'analisi causale

  1. In caso di espressione in forma negativa individuare adottare l'esatta forma positiva corrispondente all'interesse prioritario
  2. Iniziare la ricerca del valore dato per il soggetto attraverso delle domande (quale possibile conseguenza più significativa vi è per l'azione esatta? Quale possibile conseguenza più significativa vi è per l'azione errata? Cosa speri di ottenere agendo in modo esatto? Cosa temi di ne derivi dall'agire compiendo degli errori?)
  3. Bisogna isolare l'evento negativo emblematico e considerarlo come membro di una classe di eventi qualitativamente omogenei
    1. Dare il nome il contenuto di minaccia
  4. Operare l'analisi per isolare la motivazione che si presuppone regali intensa azione di mobilitazione difensiva o attuativa darle un nome
  5. Correzione dell’espressione linguistica scegliendo la più idonea ad accogliere l’intera classe di eventi più drammatici della stessa classe
  6. Verificare che l'espressione linguistica così corretta non abbia perduto la capacità di rappresentare gli eventi più drammatici della stessa classe
  7. Passare dalla forma negativa alla forma positiva
  8. Accettare quale dei due aspetti regge l'altro, ossia ne è causa e fondamento. Analisi essenziale = procedura di investigazione clinica logico-razionale che consiste nel passaggio dal piano fenomenico a quello causale-essenziale ed implica l’analisi di elementi materiali e l’estrazione del contenuto che veicolano. Il clinico individua l’elemento comune tra antecedenti A, pensieri P, comportamenti C, finalità F; delineala struttura cognitiva-affettiva-motivazionale dell’individuo. Il processo è in due fasi:
  • selezione dati grezzi e le relazioni funzionali tra i 4 domini (A,B,C,F)
  • estrazione di ciò che è essenziale, permanente e caratterizzante da ABCF all’interno delle fasi ci sono 3 momenti operativi: 1) esperto individua e investiga un’area con elevato gradiente di attivazione; può servirsi dell’analisi a 7 colonne, compilando operativamente 5-6 analisi che riguardano: sintomatologia, relazioni intense, relazioni meno intense, contingenza critica che ha accelerato la patologia, ricerca di soluzioni e preferenze e avversioni specifiche. 2) assessment, il clinico sistema i dati in ABCF che comprende: antecedenti critici, storici e attuali; risposte cognitive e comportamentali, storiche e attuali agli antecedenti; tutte le finalità delle azioni storiche e attuali. 3) il clinico esamina gli elementi elencati e separa e discrimina il generale dal particolare, elementi accidentali da quelli causali-essenziali; significati oggettivi da quelli soggettivi giungendo alla formula essenziale. La formula essenziale è la rappresentazione della dinamica psichica dominante interna alla vita psichica totale, mediante i simboli degli elementi che la compongono. È essenziale perché gli elementi si riferiscono alla sintesi essenziale del repertorio comportamentale. La Formula rappresenta la Dinamica Psichica Dominante che deve essere separata o distinta dalla Dinamica Psichica nella sua interezza. La definizione della DPD viene raggiunta attraverso una serie di operazioni di elaborazione dei dati materiali che consentono di arrivare ai dati essenziali. La formula permette di sintetizzare lo schema patologico del disordine dominante dell’intera vita psichica e può essere raggiunta a partire dall’analisi a 7 colonne relative diversi livelli/ambiti della persona. Elementi costituitivi comuni (Ae,Be,Ce,Fe)= Ae: Antecedente —> potenza di provocazione della Risposta dell'Uomo. Per ogni ambito dell'interesse ci sono stimoli interni ed esterni che divengono antecedenti. Be: Beliefs —>le componenti cognitive che attraverso il Pensiero danno significato agli stimoli interni ed esterni in relazione agli Interessi dominanti. Il B essenziale contiene l'aspetto qualitativo del Pensiero che si ritrova in tutti i livelli della Struttura Motivazionale.