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EPICA, DETALLE DE LAS POESIAS, POEMAS Y CANTOS.
Tipo: Resúmenes
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- L’ ILIADE - L’ ODISSEA
- L’ ENEIDE
- LA CHANSON DE ROLAND **- IL CICLO BRETONE
Il genere epico ● Le origini del genere epico Si definisce “epica” il genere letterario proprio di quei componimenti che raccon- tano le imprese leggendarie e grandiose di un popolo, dei suoi eroi e dei suoi dèi. Il termine, che deriva dal greco èpos (“parola”, “canto accompagnato da musica”), fa riferimento all’ origine orale dei racconti epici. Solo in un secondo momento essi sono stati trascritti e hanno assunto una forma letteraria, solitamente quella del po- ema , una lunga opera narrativa in versi. Il genere epico è presente in forme diverse in quasi tutte le culture : ogni popolo ha infatti sentito il bisogno di tramandare la propria memoria storica e le vicende dei propri eroi. L’epica dunque è una forma molto antica di narrazione e riveste una grande importanza, in quanto ci permette di conoscere gli aspetti caratteristici di una determinata civiltà, i suoi valori morali e religiosi. ● Il poema epico nella storia La prima opera letteraria dell’umanità è un poema epico nato in Mesopotamia nel III millennio a.C. L’ Epopea di Gilgamesh è la storia del mitico re della città di Uruk, che compie un lungo viaggio per scoprire il segreto dell’ immortalità : tornerà senza averlo scoperto, ma con un animo molto più saggio. Solo diversi secoli più tardi nascerà la cosiddetta “ epica classica ”, che si riferisce ai poemi del mondo greco e romano. I più importanti sono l’Iliade (❯ p. 12) e l’Odis- sea (❯ p. 32), composti in Grecia attorno all’VIII secolo a.C., e l’Eneide (❯ p. 62), scritta dal poeta latino Virgilio nel I secolo a.C. Nelle epoche successive l’epica continuò a essere un genere molto diffuso. Nel Medioevo servì a raccontare le imprese di audaci cavalieri: tra le opere più impor- tanti dell’ epica cavalleresca ricordiamo la Chanson de Roland (❯ p. 82) e le storie di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda (❯ p. 88) in Francia, la Canzone dei Nibelunghi (❯ p. 98) in area germanica, il Cantar de mio Cid in Spagna. All’ epoca ri- nascimentale risalgono invece i più importanti poemi epici italiani: l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto (❯ p. 190) e la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (❯ p. 200). Oggi il genere epico è scomparso, ma un esempio di narrazione che potrebbe essergli assimilato è quello delle saghe , cicli di romanzi che narrano lunghe vicende con uno o più protagonisti. Ambientate nella realtà come nella fantasia, apparten- gono a diversi generi letterari: tra le più celebri, ricordiamo le saghe fantasy del Signore degli anelli e di Harry Potter. Iliade e Odissea (Grecia) Epopea Eneide (Roma) di Gilgamesh (Mesopotamia) III millennio a.C. VIII secolo a.C. I secolo a.C.
L’Epica ● Aedi e rapsodi Nell’antica Grecia le imprese di dèi ed eroi erano cantate con l’accompagnamento della lira o della cetra dagli aedi , cantori che vagavano di corte in corte per ralle- grare feste e banchetti. Per rendere più avvincenti le loro narrazioni, gli aedi, pur prendendo spunto da vicende storiche realmente accadute, le trasformavano e ide- alizzavano, mescolando a esse con grande abilità elementi leggendari e mitici. In un secondo momento i rapsodi (parola greca che significa “ cucitori di canti ”) diedero una struttura narrativa ai vari episodi epici, raccogliendoli insieme. In questo modo il racconto epico poté passare dalla forma orale a quella scritta , sotto forma di poemi. ● Omero, il cantore di Iliade e Odissea I più famosi poemi epici greci a noi pervenuti sono l’Iliade e l’Odissea, che narrano rispettivamente le vicende relative alla fase finale della guerra di Troia e le pere- grinazioni dell’eroe che fu il principale artefice della caduta della città, Odisseo (o Ulisse , per i latini). Le due opere, che fin dall’antichità godettero di enorme fortuna, furono attribuite a Omero , considerato il primo e il più grande dei poeti epici dell’antica Grecia. La figu- ra di questo poeta è sempre stata avvolta dal mistero : incerti sono l’anno e il luogo della nascita, la data di composizione delle sue opere e gli avvenimenti della sua vita. Secondo la tradizione, Omero era un aedo povero e cieco , originario di Smirne (nell’Asia Minore), che vagava di corte in corte declamando i suoi versi. ● La questione omerica L’assenza di notizie relative al poeta Omero fece nascere già nell’antichità una serie di interroga- tivi :
ambedue i poemi, che sono tuttavia riferibili a epoche diverse, rispettivamente alla giovinezza (Iliade) e alla vecchiaia (Odissea) del poeta. Le due opere, infatti, si somigliano per lo stile in cui sono state scritte, per l’uso di alcune formule del linguaggio, perché presentano la stessa struttura e per il senti- mento religioso che le pervade. ● La guerra di Troia Un’altra questione su cui molti studiosi e appassionati hanno discusso è quella re- lativa alle vicende della guerra di Troia, su cui si basa l’Iliade e da cui l’Odissea prende le mosse. Si tratta di un evento realmente accaduto o è frutto della fantasia del popolo greco e dei suoi aedi? La città di Troia è davvero esistita? Anche in questo caso sono state avanzate varie ipotesi, fino a quando si è definiti- vamente dimostrato che Troia è veramente esistita e che fu distrutta nel XII secolo a.C., nel corso di una guerra contro i greci. ● La scoperta della città Il merito della scoperta di Troia è dello studioso tedesco Heinrich Schliemann , che nel 1868 portò alla luce le rovine della città leggendaria. Dopo aver studiato con attenzione sia l’Iliade sia l’Odissea, si recò prima in Grecia e poi in Asia Minore. Scoprì che le rovine della città si trovavano sulla collina di Hissarlik e, grazie al suo contributo, furono rinvenuti ben nove strati di rovine , uno sull’altro, segno che la città era stata più volte distrutta e ricostruita. ● La storia e il mito Le ragioni che scatenarono la guerra tra troiani e greci furono di carattere politico ed economico. La tribù degli achei si era stanziata in Grecia, nel Peloponneso, in- torno al 2000 a.C. e qui aveva fondato diverse città. Ben presto estesero il loro do- minio sui territori vicini, con l’intento di spingersi sino alle coste dell’Asia Minore per ampliare i loro commerci. La città di Troia sorgeva proprio all’imbocco dello stretto dei Dardanelli , e grazie alla sua posizione privilegiata controllava i traffici marittimi del mar Nero e del mar Egeo. Probabilmente Troia ostacolò il commercio degli achei con l’Oriente e da qui ebbe origine la guerra. Ma prendendo spunto da questa vicenda, gli antichi narratori ela- borarono una loro versione della storia, inserendovi elementi leggendari e mitici. Da qui Omero prese le mosse per la composizione dei suoi poemi.
LO SAPEVI CHE...
Fernando Savater Il fascino dei poemi epici
La letteratura non incomincia con un uomo solo seduto a un tavolo, mentre scrive con una lunga penna d’oca intrisa d’inchiostro, ma con un gruppo di uomini e donne in circolo, accovacciati davanti al fuoco mentre qualcuno rac- conta una storia. Forse è notte: dentro una caverna, si difendono dalla pioggia, dal freddo e dalle fiere che si aggirano in agguato.Avvicìnati e ascolta. Che cosa racconta quest’uomo, le cui parole hanno incantato tutti quanti? Parla delle avventure di un personaggio singolare che attraversò i mari, sfidò le montagne e affrontò i mostri. Narra di battaglie con molti guerrieri umani e, talvolta, con alcuni dèi che probabilmente si stavano annoiando. Compaiono anche delle donne: per la maggior parte si limitano a essere belle e gli uomini le corteg- giano, a volte le rapiscono e si battono fino alla morte per loro.Tuttavia ce ne sono anche di coraggiose, astute, intraprendenti, fedeli al marito o perverse e maligne come streghe. Il protagonista di questo racconto, narrato da qualcuno mentre gli altri restano in ascolto trattenendo il respiro, assomiglia a noi, ma non del tutto, perché sembra che non abbia paura della morte come me e te. E gli altri si fanno coraggio ascoltando la sua storia e lo chiamano eroe perché grazie a lui imparano che la morte non regna dove c’è un grande cuore. L’uomo che parla è il narratore o, se preferisci, il poeta. Al primo di questi poeti, che ancora non scrivevano, ma che cantarono e raccontarono belle sto- rie, abbiamo dato il nome di Omero. Molti anni dopo la sua morte, qualcuno raccolse i racconti che tanti avevano ascoltato in due grandi libri: il primo di essi, l’ Iliade , che tratta del lungo assedio della città di Troia a opera dei guerrieri achei che, uniti in alleanza, erano giunti da ogni parte della Grecia per ripren- dersi la bella regina Elena che era stata rapita; il secondo, l’ Odissea , racconta le peripezie di uno di questi guerrieri (Ulisse, re dell’isola di Itaca) fino al suo ritorno a casa, dopo aver navigato per gran parte del Mediterraneo. L’ Odissea è un magnifico romanzo di avventura, il primo di tutti e quello che ha avuto 5 10 15 20 25
PRODUCO ● La leggenda racconta che Omero era cieco. Forse questa non è una cosa vera, ma solo un modo per dire che le sue storie, Omero, non le aveva studiate sui libri. ● Una cosa vera però la leggenda la suggerisce. Ci dice che per vedere gli eroi dei poemi greci non serve la vista: si possono chiudere gli occhi , e ripensare alle parole che si sono appena lette. Si vedranno così le armi che si incagliano, gli scudi che si spaccano, le donne che piangono, gli dèi che si arrabbiano. Tutto succederà di nuovo, nella mente. MI ORIENTO NEL TESTO
nel testo ed evidenzialo.
spiega questo concetto.
erano contenuti la storia e la memoria del loro popolo. Secondo te, perché è importante per un popolo raccontare e tramandare storie? Che cosa si può lasciare in eredità con le storie? Rispondi in un testo di circa 10 righe. COMPRENDO ANALIZZO RIFLETTO SULLA LINGUA E SULLO STILE PRODUCO MI ESERCITO più imitatori. Se lo leggi ti ritroverai sballottato fra tempeste e naufragi, vedrai apparire mostri implacabili, sarai stregato da incantesimi, saprai come un re dovette travestirsi da mendicante per recuperare il trono, come la freccia di un arco formidabile si conficcò in cuore alla verità e come un vecchio cane cieco fu capace di vedere ciò che nessuno vedeva. Soprattutto, conoscerai Ulisse: astuto, forte, ostinato, bugiardo e audace. Sono già tremila anni che noi lettori siamo innamorati di lui… F. Savater, Cattivi e maledetti , Laterza, Roma 1996 30
14 agosto 1868 Alle cinque del mattino m’incamminai con la guida e gli operai. Dapprima andammo verso est, allo Scamandro^3 , poi verso nord, nel letto sabbioso del fiume. Il calore aveva reso il terreno cosí asciutto e friabile che il cavallo non mi poteva portare. Lo affidai quindi alla guida con l’incarico di condurlo at- traverso i campi a Hissarlik (Nuova Ilio), mentre io proseguivo a piedi con gli operai. Dopo un’ora di duro cammino sulla sabbia arrivammo al punto dove il fiumicello Kimar-Su, l’antico Timbrio, si getta nello Scamandro. Le rive di questo fiumicello sono coperte di alberi cosí fitti che lo sottraggono alla vista. Verso le dieci del mattino arrivammo a un terreno elevato, molto esteso, co- perto di cocci e di frammenti di blocchi di marmo lavorati. Quattro colonne ritte, isolate, sepolte a metà nel terreno indicavano la presenza di un tempio antico. La superficie disseminata di frammenti era cosí estesa che non si poteva dubitare di trovarci nel perimetro di una grande città, un tempo fiorente, e in effetti eravamo sulle rovine di Nuova Ilio, chiamata ora Hissarlik, che significa palazzo. Dopo avere proceduto per mezz’ora su questo terreno arrivammo a un colle alto circa 40 metri, che a nord cade quasi a picco sulla pianura e supera di circa 20 metri il costone della catena di colli di cui esso costituisce l’ultima propag- gine. [...] Il console Frank Calvert^4 , ispezionando il colle, ha trovato che esso è in gran parte una costruzione artificiale, costituita da rovine e frammenti dei templi e palazzi che sono sorti successivamente, per secoli, su questo terreno. Scavando sulla cima, dalla parte est, egli portò alla luce una parte di una grossa costruzio- ne, palazzo o tempio, fatta di grandi pietre quadrate sovrapposte a secco. I resti della costruzione, per quanto siano scarsi, indicano che essa era molto estesa ed eseguita con arte perfetta. Dopo avere esaminato attentamente per due volte tutta la pianura di Troia condivisi pienamente la convinzione di Frank Calvert, che la piattaforma di Hissarlik indica il sito dell’antica Troia e che sul medesimo colle sorgeva la rocca di Pergamo^5. Per arrivare alle rovine dei palazzi di Priamo^6 e dei suoi figli e a quelle dei templi di Minerva e di Apollo bisognerà asportare tutta la parte artificiale del colle. Allora si vedrà con certezza che la cittadella di Troia si estendeva per un buon tratto sulla piattaforma attigua. […] Mi recai quindi alla città di Jeni Schehr sul promontorio del Sigeo^7 , la cui piattaforma si erge di circa ottanta metri sul livello del mare. Di là si gode una splendida vista di tutta la piana di Troia. Quando mi trovai sul tetto di una casa, 25 30 35 40 45 50 55
3. Scamandro : uno dei due fiumi di Troia, l’altro è il Simoenta. 4. Frank Calvert : console inglese, appassionato di archeologia, che collaborò con Schliemann alla ricerca di Troia. 5. rocca di Pergamo : la rocca fortificata di Troia. 6. Priamo : nome del re di Troia. 7. Sigeo : luogo dove l’esercito greco aveva posto il suo accampamento.
● L’interesse di Schliemann per qualcosa che molti ai suoi tempi pensavano fosse solo fantasia di poeti è emozionante. Si aggira tra alture, fiumi e boschi rigogliosi con la sola guida del testo di Omero, sicuro che in quelle parole si sia conservata una verità. La sua intuizione si rivela esatta , e Ilio rivede la luce. Per le sue scoperte Schliemann non ebbe bisogno di grandi studi o di biblioteche impolverate, gli bastò conservare il suo entusiasmo di ragazzo. MI ORIENTO NEL TESTO
Troia?
Schliemann compie la sua grande scoperta?
brano.
massimo 15 righe. COMPRENDO ANALIZZO RIFLETTO SULLA LINGUA E SULLO STILE PRODUCO MI ESERCITO con l’ Iliade in mano, e osservai il panorama, mi pareva di vedere sotto di me la flotta, il campo e le assemblee dei Greci,Troia e la rocca di Pergamo sull’altura di Hissarlik, le marce e le contromarce e le battaglie delle truppe nella pianura fra la città e il campo. Per due ore feci sfilare davanti ai miei occhi i fatti principali dell’ Iliade , finché l’oscurità e una gran fame mi costrinsero a scendere. H. Schliemann, La scoperta di Troia , traduzione di F. Codino, Einaudi,Torino 1968 60
L’ira di Achille Questa imposizione scatena l’ ira di Achille , che però non può fare altro che sottomettersi alle richieste di Agamennone. Ferito nell’orgoglio e addo- lorato, Achille giura che non parteciperà più alla guerra, e Agamennone decide di continuare a combattere anche senza di lui. Ritiratosi, Achille invoca l’aiuto della madre Teti : questa si reca da Zeus, suo padre, pregandolo di far sì che la guerra volga a favore dei troiani finché gli achei non si saranno riconciliati con Achille. È questo il momento peggiore per gli achei: le batta- glie si susseguono, lo stesso Agamennone viene ferito in un combattimento e i tro- iani, guidati dal valoroso Ettore, figlio di Priamo, riescono a incendiare le navi achee. La morte di Patroclo e di Ettore Patroclo , grande amico di Achille, preoccu- pato per la sorte dei compagni, ottiene da Achille il permesso di partecipare alla battaglia indossando le sue armi. Con esse, il giovane semina il terrore tra i nemici, che lo credono Achille, ma nello scontro con Ettore viene ucciso. Straziato per la morte dell’amico, Achille decide di riprendere a combattere e, dopo aver indossato le nuove armi che il dio Efesto (incaricato da Teti) gli ha forgiato, scende in battaglia, facendo strage tra i troiani. Priamo allora fa aprire le porte della città, affinché i suoi, in fuga, possano rifugiarvisi. Ettore , nonostante il padre lo sup- plichi di mettersi in salvo, decide di rimanere fuori dalla città ad affrontare il nemico, e qui viene raggiunto da Achille , che in un duello lo uccide. La fine della vicenda Non contento e accecato dall’odio verso l’assassino del suo amico, Achille infierisce sul corpo dell’eroe troiano, trascinandolo nella polvere dopo averlo legato al proprio cocchio. Poi si ritira nel suo accampamento per i fune- rali di Patroclo. Qui viene raggiunto da Priamo , che gli chiede di restituirgli il corpo di Ettore per potergli dare degna sepoltura. Achille, commosso dal vecchio padre, restituisce la salma e il poema si conclude con i funerali di Ettore.
● I personaggi
Come hai visto nel Laboratorio delle abilità comunicative (❯ Volume 1, p. 621), per comprendere a fondo un testo epico o un testo poetico è importante farne la pa- rafrasi, ovvero riformularne in prosa il suo contenuto esprimendolo con parole più semplici e comprensibili. Per fare la parafrasi di un testo in versi devi compiere le seguenti operazioni. 1 2 3 LABORATORIO DI PARAFRASI Leggi il testo con attenzione Omero Proemio
Omero, Iliade , libro I, vv. 1-7, traduzione di R. Calzecchi Onesti, Einaudi,Torino 1963 Sostituisci le parole e le espressioni difficili dea : è generico, si può sostituire con “Musa”. Pelide e Atride : sono patronimici, si possono sciogliere rispettivamente in “figlio di Peleo” e “figlio di Atreo”. rovinosa : termine di uso non comune, sostituibile con “che porta rovina”. infiniti dolori inflisse: la frase va riordinata: prima il soggetto (che), poi il verbo (inflisse), infine il complemento oggetto (infiniti dolori). infiniti dolori : è un’iperbole usata per indicare “i molti dolori” inflitti da Achille. gettò in preda all’Ade molte vite : espressione figurata per indicare che Achille ha ucciso (l’Ade è l’aldilà) in battaglia molti nemici; possiamo mantenere l’espressione figurata oppure renderla esplicita. gagliarde : termine non comune, si può sostituire con “valorose”. fece il bottino : metafora per indicare che i corpi dei guerrieri morti sul campo di battaglia sono lasciati a cani e uccelli rapaci come cibo. consiglio : è un termine che deriva dal latino, si può sostituire con “volontà”, “decisione” o “pro- getto”. contendendo : termine aulico, si può sostituire con “litigando”. eroi : sono i valorosi guerrieri dell’esercito greco e troiano. Riscrivi il testo originale in prosa
Omero Il colloquio tra Ettore e Andromaca
Gli andò incontro, e assieme a lei c’era la serva che teneva in braccio il bambino ancora piccolo, tenero, il figlio amato di Ettore, bello come una stella; il padre gli aveva messo nome Scamandrio^1 , ma gli altri Astianatte^2 , «signore della città», perché Ettore era la sola difesa di Troia. L’eroe sorrise in silenzio vedendo il bambino, ma Andromaca gli fu accanto, versando lacrime, gli prese la mano, e gli parlò in questo modo: «Sventurato, il tuo coraggio ti ucciderà. Non hai compassione del tuo bambino, né di me infelice, che sarò presto la tua vedova. Presto infatti ti uccideranno gli Achei assalendoti tutti insieme, e per me meglio sarebbe, se ti perdo, andare sottoterra: non avrò altro conforto quando tu avrai compiuto il tuo destino, non avrò che dolori. Non ci sono più mio padre e la mia nobile madre. Mio padre lo uccise l’illustre Achille, quando distrusse Tebe dalle alte porte, la popolosa città dei Cilici^3 ; uccise Eezione^4 , ma non gli tolse le armi^5 , perché n’ebbe ritegno nel cuore^6 , lo bruciò con le armi ornate e gli diede una tomba, e tutt’intorno fecero crescere olmi le ninfe^7 dei monti, figlie di Zeus signore dell’egida^8. Sette fratelli 400 405 410 415 420
1. Scamandrio : il figlio di Ettore, così chiamato dal nome del fiume Scamandro che attraversava la pianura di Troia. 2. Astianatte : il popolo di Troia aveva dato al bambino questo nome augurale, come riconoscimento del valore del padre, protettore e signore della città di Troia. Astianatte significa infatti “signore della città”. 3. Cilici : popolo della Cilicia, corrispondente all’odierna Turchia nordoccidentale. 4. Eezione : il padre di Andromaca. 5. ma non gli tolse le armi : Achille non seguì l’usanza, tipica del vincitore, di spogliare delle sue armi il nemico ucciso, per timore di offendere gli dèi. 6. n’ebbe... cuore : si trattenne, non si sentiva di fare una cosa disonorevole. 7. ninfe : divinità minori protettrici dei vari elementi della natura. Tra esse vi erano le Oreadi (ninfe dei monti e delle valli), le Naiadi (ninfe delle acque dolci), le Oceanine o Nereidi (ninfe del mare) e le Driadi (ninfe dei boschi). 8. Zeus signore dell’egida : l’egida è lo scudo ricoperto con la pelle della capra Amaltea, che aveva nutrito Zeus con il suo latte quando era bambino.
cadranno nella polvere sotto le mani nemiche, come il tuo, quando qualcuno dei Greci vestiti di bronzo ti porterà via in lacrime, togliendoti la libertà, e in Argo forse tesserai per un’altra la tela, e porterai l’acqua dalla fonte Messeide o dall’Iperea^19 , vittima di molte offese, subendo un duro destino. E qualcuno allora dirà, vedendoti piangere: «Questa è la moglie di Ettore, che primeggiava in battaglia fra i Troiani abili nel domare i cavalli quando combattevano attorno ad Ilio». Cosí diranno un giorno e a te di nuovo verrà l’angoscia di avere perduto chi ti proteggeva dall’essere schiava. Ma mi ricopra morto la terra rovesciata sopra il mio corpo, prima di saperti trascinata via e di sentire il tuo grido». Così disse lo splendido Ettore, e tese le braccia a suo figlio, ma il bambino piegò la testa piangendo nel seno della nutrice, terrorizzato dalla vista del padre; lo spaventava il bronzo e il cimiero^20 coi crini di cavallo che vedeva oscillare terribilmente in cima all’elmo. Sorrisero allora il padre e la nobile madre, e subito lo splendido Ettore si tolse l’elmo e lo depose, rilucente, sopra la terra; baciò suo figlio e lo palleggiò tra le braccia, poi rivolse una preghiera a Zeus e agli altri dèi: «Zeus e voi altri dèi, concedete che questo mio figlio si distingua come me in mezzo ai Troiani, che abbia forza e dominio sovrano su Ilio, e un giorno qualcuno dica “è molto piú grande del padre”, quando tornerà dalla guerra, e possa portare le spoglie cruente^21 dei nemici uccisi, e ne sia lieta sua madre». Cosí detto, diede suo figlio in braccio alla sposa, 455 460 465 470 475 480
19. Messeide o Iperea : nomi di due celebri fontane, la prima si trova in Laconia, regione del Peloponneso, regno di Menelao, la seconda si trova in Tessaglia, regione greca in cui regna Achille. Ettore immagina che, dopo la sua morte, Andromaca finirà schiava di uno dei due re e che, come era uso per le schiave, sarà costretta ad attingere l’acqua alla fonte. 20. cimiero : pennacchio dell’elmo. 21. spoglie cruente : armature insanguinate.
● L’episodio dell’incontro tra Ettore e Andromaca costituisce una dolcissima scena familiare , colma di tristezza e di dolore: i due coniugi, profondamente commossi, hanno il presentimento che la fine di tutto si stia avvicinando e sono in ansia ciascuno per la sorte dell’altro: Andromaca vorrebbe persuadere Ettore a non combattere, ma il marito non può e non vuole fuggire al suo dovere di difendere la patria; tende le braccia verso il piccolo Astianatte, che impaurito dalla possente armatura indossata dal padre, scoppia in un pianto dirotto; Ettore allora, con un gesto di grande tenerezza, si toglie l’elmo per farsi riconoscere e lo stringe fra le braccia per l’ultima volta. ● Nell’Iliade, poema di battaglie, le donne non compaiono spesso. Andromaca è un’eccezione che ha la funzione di sottolineare la forza e la profondità dei legami affettivi. Rivolgendosi al marito Andromaca, infatti, dichiara tutto il suo amore dicendo che Ettore è per lei tutto: padre, madre, fratello e compagno. MI ORIENTO NEL TESTO e lei lo accolse sul petto fragrante e sorrideva in mezzo alle lacrime. La vide Ettore e n’ebbe pietà, l’accarezzò con la mano e le disse: «Sventurata, ti prego, non abbatterti troppo nell’animo, nessuno mi getterà all’Ade contro il destino – e al destino, ti dico, non può sfuggire nessuno degli uomini, non il vile né il coraggioso, una volta che è nato. Ma tu torna alla casa e pensa ai tuoi lavori, al telaio, alla conocchia^22 , e comanda alle serve di fare il loro lavoro; alla guerra penseranno gli uomini, tutti quelli che sono nati a Troia, ed io soprattutto». Cosí disse lo splendido Ettore, e riprese da terra l’elmo con il cimiero equino^23 ;Andromaca tornò a casa, voltandosi indietro^24 e versando moltissime lacrime. Presto giunse alla bellissima casa di Ettore sterminatore, e trovò dentro le serve e suscitò in tutte loro un lugubre pianto. Ancora vivo, piangevano Ettore nella sua casa, non pensavano che sarebbe tornato mai piú dalla guerra, salvo dal furore e dalle mani dei Greci. Omero, Iliade , libro VI, vv. 399-502, traduzione di G. Paduano, Einaudi-Gallimard,Torino 1997 485 490 495 500
22. conocchia : strumento che serve a filare. 23. equino : fatto con crine di cavallo. 24. voltandosi indietro : Andromaca si volta indietro perché nel suo cuore sente che non rivedrà più Ettore vivo.