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Psicologia del Traffico: Ruoli, Normative e Importanza, Summaries of Psychology

Informazioni sulla psicologia del traffico, una branca della psicologia che studia il rapporto persona-ambiente e persona-veicolo. Viene discusso il ruolo dello psicologo del traffico, le normative che lo riguardano e la sua riconoscibilità a livello internazionale. Inoltre, viene introdotta la patente a punti e il suo scopo, la guida come attività complessa e l'importanza dell'interazione umano-veicolo e con l'ambiente.

What you will learn

  • Come funziona la patente a punti?
  • Perché la figura dello psicologo del traffico è importante?
  • Quali normative riguardano la figura dello psicologo del traffico?

Typology: Summaries

2021/2022

Uploaded on 03/21/2022

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INTRODUZIONE
Cos’è la psicologia del traffico?
La psicologia del traffico è una branca della psicologia che si
occupa di studiare il rapporto che intercorre tra persona-
ambiente e persona-veicolo (qualsiasi esso sia), prevenire e
promuovere la salute pubblica e la mobilità, utilizzando i
processi coinvolti durante la guida (qualsiasi tipo) e il tipo di
infrastrutture come “strumenti” per la comprensione del
comportamento e delle dinamiche durante la guida.
Perché c’è bisogno della psicologia del traffico?
Il fattore umano è un’importante variabile nell’incidentalità
quindi conoscere le caratteristiche umane consente la
possibilità di prevenire incidenti e promuovere la salute.
Inoltre, la figura dello psicologo nelle autoscuole è
importante non solo per il futuro conducente ma anche e
soprattutto per il formatore che può unire alla parte
prettamente tecnica (di sua competenza) anche una
conoscenza psicologica di base della guida.
A livello normativo lo psicologo del traffico è tutelato?
La normativa che include la figura dello psicologo del traffico
nelle dinamiche della motorizzazione e non solo, è ampia
ma spesso questo non basta. Secondo il codice della strada,
articolo 119, comma 9, oltre la valutazione medica, in
specifiche situazioni, il medico può richiedere una
valutazione psicodiagnostica. Allo stesso modo, l’aspetto
diagnostico è indicato anche nell’articolo 324 del
“Regolamento e attuazione del codice della strada” in cui
viene regolamentato l’intervento dello psicologo per prove
di attenzione e percezione, per valutazione dei tempi di
reazione e di personalità (bisogna avere una preparazione
anche sulla sicurezza stradale, nono basta essere psicologi).
Nonostante queste indicazioni, questa figura viene spesso
emarginata e non utilizzata.
La figura dello psicologo del traffico è riconosciuta a livello
internazionale?
In Europa, esiste proprio una “standardizzazione” della
formazione per lo psicologo del traffico. Formazione che fa
riferimento alla certificazione EuroPsy che indica i crediti
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INTRODUZIONE

 Cos’è la psicologia del traffico? La psicologia del traffico è una branca della psicologia che si occupa di studiare il rapporto che intercorre tra persona- ambiente e persona-veicolo (qualsiasi esso sia), prevenire e promuovere la salute pubblica e la mobilità, utilizzando i processi coinvolti durante la guida (qualsiasi tipo) e il tipo di infrastrutture come “strumenti” per la comprensione del comportamento e delle dinamiche durante la guida.  Perché c’è bisogno della psicologia del traffico? Il fattore umano è un’importante variabile nell’incidentalità quindi conoscere le caratteristiche umane consente la possibilità di prevenire incidenti e promuovere la salute. Inoltre, la figura dello psicologo nelle autoscuole è importante non solo per il futuro conducente ma anche e soprattutto per il formatore che può unire alla parte prettamente tecnica (di sua competenza) anche una conoscenza psicologica di base della guida.  A livello normativo lo psicologo del traffico è tutelato? La normativa che include la figura dello psicologo del traffico nelle dinamiche della motorizzazione e non solo, è ampia ma spesso questo non basta. Secondo il codice della strada, articolo 119, comma 9 , oltre la valutazione medica, in specifiche situazioni, il medico può richiedere una valutazione psicodiagnostica. Allo stesso modo, l’aspetto diagnostico è indicato anche nell’ articolo 324 del “Regolamento e attuazione del codice della strada” in cui viene regolamentato l’intervento dello psicologo per prove di attenzione e percezione, per valutazione dei tempi di reazione e di personalità (bisogna avere una preparazione anche sulla sicurezza stradale, nono basta essere psicologi). Nonostante queste indicazioni, questa figura viene spesso emarginata e non utilizzata.  La figura dello psicologo del traffico è riconosciuta a livello internazionale? In Europa, esiste proprio una “standardizzazione” della formazione per lo psicologo del traffico. Formazione che fa riferimento alla certificazione EuroPsy che indica i crediti

formativi necessari per essere riconosciuti come psicologo del traffico.

LA PATENTE A PUNTI (CAP 1 “Psicologo del

traffico”)

 Cos’è la patente a punti? Nel luglio del 2003 con la legge numero 214 è stato modificato l’articolo 126 (denominato poi “bis”) del Cds inserendo la normativa che regola la patente a punti. Con patente a punti si intende proprio la presenza di specifici punti (20) sulla patente che possono aumentare (fino a un massimo di 30) nei casi in cui non si commette nessuna irregolarità (per un tot di anni specifici) oppure diminuire commettendo dell’irregolarità. Qualora si arrivi ad avere zero punti, il conducente dovrà superare l’esame di revisione entro 30 giorni dalla perdita degli ultimi punti.  Qual è lo scopo dell’inserimento della patente a punti? L’obiettivo principale dell’utilizzo della patente a punti è il ridurre i comportamenti dannosi alla guida mediante un sistema di “premi” e “rinforzi negativi” utili a migliorare la condotta dei conducenti durante la guida di veicoli.  È efficace questo sistema? Secondo gli studi di Sardi e Lisa (2004) con l’inserimento della patente a punti si è avuta una diminuzione dell’incidentalità del 30% nel primo mese ma solo dopo tre mesi questa percentuale è scesa al 5%. Perché è accaduto questo? Secondo i due autori la spiegazione a questa “falsa” diminuzione è dovuta alle misure adottate per la revisione della patente qualora si perdano tutti i punti. Infatti, in Italia, la revisione consiste in un esame di guida pratica da fare entro 30 giorni la perdita di tutti i punti dopodiché il conducente riavrà indietro tutti i punti iniziali. Questo modo di procedere: 1) Non consente un’effettiva valutazione del perché il soggetto abbia perso i punti; 2) Incoraggia la trasgressione delle regole; 3) Non tiene conto dell’aspetto psicologico delle violazioni;

IMPARARE A GUIDARE: CAP 1 (Ti guida la testa)

 La guida è un’attività routinaria? Non richiede sforzo?

Imparare a guidare un qualsiasi veicolo comporta una serie di capacità che richiedono notevole sforzo cognitivo. Questa difficoltà iniziale con l’esperienza tende a diminuire ma con il passare del tempo si tende a sottostimare il rischio e le capacità necessarie per guidare. Infatti, anche se una persona ha acquisito molta esperienza alla guida questo non indica che guidi in modo sicuro. Guidare richiede una serie di abilità che si delineano in tre livelli: -PRIMO=Capacità di coordinazione psicomotoria e apprendimento di nuovi movimenti;

  • SECONDO=Capacità di interagire con il veicolo; -TERZO =Capacità di interagire con l’ambiente.

 Quali sono i sistemi che consentono la guida?

L’apprendimento motorio necessario per guidare avviene attraverso la cooperazione di più sistemi: -Sistema nervoso (Centrale e Autonomo); -Sistemi percettivi (Visivo, uditivo, olfattivo e tattile; -Sistema motorio; Questi sistemi consentono al conducente di poter attuare i movimenti utili alla guida ma permettono anche la possibilità di interagire con il veicolo e con l’ambiente mediante processi cognitivi come l’attenzione, la memoria, la percezione e la presa di decisione. L’insieme delle attività di questi sistemi consente il miglior adattamento del soggetto all’ambiente che risulta essere in continuo mutamento durante la guida.  Come funziona il coordinamento psico-motorio? La attività e la coordinazione psico-motoria necessitano di una cooperazione tra più sistemi anche a un livello neuroanatomico. In particolare, bisogna distinguere quelle strutture che consentono l’esecuzione del movimento come le VIE PIRAMIDALI ed EXTRAPIRAMIDALI e le strutture che consentono di controllare il movimento (sottocorticali, come

i gangli della base e il cervelletto). Inoltre, bisogna evidenziare l’attività di aree corticali, quali: -Corteccia motoria primaria=Consente l’esecuzione dei comportamenti complessi e la stimolazione dei singoli muscoli; -Area premotoria e area supplementare= Aree dedite alla pianificazione del movimento; -Aree frontali= Necessarie per il monitoraggio delle funzioni messe in atto; -Aree parietali=Consentono l’elaborazione di info sensoriali che poi vengono unite a quelle motorie nelle aree associative; Ritornando alle strutture sopracitate: -Via piramidale= La via piramidale è un via nervosa (nervi) discendente motoria che consente di comunicare con le cellule motorie e sviluppare schemi motori di base. Si estende dal tronco encefalico fino ad arrivare al midollo spinale -Via extrapiramidale=La via nervosa (nervi) extrapiramidale è una via discendente che consente di gestire schemi motori automatici come la postura, la deambulazione, collo, testa e i muscoli estensori (“antigravitari”). Le strutture sottocorticali invece: -Gangli della base=Sono un insieme di neuroni posti nella sostanza bianca e tra il talamo e le zone corticali. Questa posizione consente loro di avere un importante ruolo nell’inizio del movimento e del suo monitoraggio; -Cervelletto= Questa struttura si trova poco sotto al lobo occipitale e vicino al tronco encefalico. Questa posizione è strategica in quanto consente al cervelletto di ricevere info motorie provenienti sia dalla corteccia che dalla periferia del corpo. La funzione principale del cervelletto è quella di confrontare i movimenti messi in atto con quelli inizialmente progettati a livello corticale. Questo confronto consente di modificare e migliorare i comportamenti motori nelle successive sessioni di movimento. Infine, lo sviluppo di attività motorie è influenzato anche dalla componente emotiva. In particolare, l’elaborazione delle informazioni viene fatta anche a un livello emotivo da parte dell’amigdala che è strettamente connessa con le vie

 Il processo di guida è completamente razionale e

lineare?

Il processo di guida risulta essere notevolmente complesso proprio per questo, a livello cognitivo, la “mente” tende sempre a ottenere il miglior risultato con il minimo sforzo. Questo implica che si metteranno in atto alcuni comportamenti durante la guida che saranno completamente operazioni automatiche (cioè veloci, che non possono essere interrotti, che possono essere svolte in parallelo e che consumano poche risorse) e altre operazioni controllate (cioè lente, con un importante consumo di risorse, che possono essere concluse ma devono essere fatte una alla volta). La possibilità di passare da un’operazione all’altra consente la guida, senza questa flessibilità tra i due tipi operazioni sarebbe del tutto impossibile guidare con sicurezza. Quindi, il processo di guida non è lineare, tantomeno del tutto razionale.

 Un guidatore esperto è sempre in grado di guidare in

modo sicuro?

Essere in grado di automatizzare gran parte dei comportamenti di un’attività rende le persone più rapide e in parte rende le persone più esperte in uno specifico campo di competenze. Ma automatizzare dei comportamenti non implica che questi siano corretti o il miglior modo di fare una specifica azione, questo implica che il guidatore esperto non è colui che ha tanti anni di guida ma è colui che, in diverse situazioni, riesce a adattare la propria guida senza mettere a repentaglio la propria e l’altrui incolumità. Quindi, anche se un guidatore è esperto non è detto che sia in grado di guidare in modo sicuro.

 L’interazione umano-veicolo non è rilevante nella

guida?

Il veicolo possiede propri comandi e propri codici di comprensione. Saper guidare vuol dire anche conoscere, in parte, questi modi di comunicare. La conoscenza del veicolo, intesa come la capacità di percepire e sentire il mezzo come un prolungamento di sé, è fondamentale per guidare.

L’interazione tra umano e veicolo è basilare per mettere in atto comportamenti sicuri ed efficaci nella guida. Questa interazione influisce anche sulla comunicazione che traspare tra il conducente e l’ambiente esterno.  L’interazione con l’ambiente circostante è un fattore non determinante durante la guida? Dopo aver trattato della complessità della guida per via dell’artificiosità della coordinazione psico-motoria e dell’importanza dell’interazione con il veicolo bisogna evidenziare il terzo fattore più importante, cioè l’interazione con l’ambiente. Con ambiente non si intende solo la strada ma l’insieme di tutti i fattori presenti nei luoghi di guida. In particolare, si può dividere l’ambiente in: -FISICO=Strade, marciapiedi, edifici, rotonde etc., sono tutti esempi di ambiente fisico che non presentano nessuna imprevedibilità in quanto sono fissi. -SOCIALE=Con ambiente sociale si fa riferimento sia a tutti gli utenti della strada sia alle dinamiche che si creano e che possono ricadere nella capacità di prevedere quale possa essere il comportamento futuro di uno specifico utente della strada. L’aspetto sociale è variabile e necessita continuamente di essere percepito e valutato. -MIX=Con questo termine si fa riferimento alla segnaletica stradale. Consente di comunicare info agli utenti della strada ma è anche un suo punto fisso, quindi, è un esempio di ambiente sociale e fisico. Comprendendo la complessità dell’ambiente è necessario che il conducente di un veicolo applichi sia una strategia di esplorazione adatta (esperto: controlla intero campo visivo; neofita: controlla solo parte della carreggiata) sia un’analisi corretta delle dinamiche dell’ambiente sociale (prevedere comportamenti altri utenti e riflessi).