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Pedagogia - approcci educativi, Lecture notes of Pedagogy

scienze dell'educazione e della formazione. Filo rosso

Typology: Lecture notes

2018/2019

Uploaded on 03/31/2019

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Pedagogia generale, Filo Rosso
La Pedagogia, storicamente è una scienza che ha per oggetto l’educazione e in particolar modo il processo formativo
dell’uomo dalla nascita alla morte. Dopo una secolare impostazione filosofica si ebbe un passaggio, nella metà del 900,
dal vecchio paradigma positivista al nuovo costruttivista che ha ridefinito l’oggetto e il metodo d’indagine e si pone
come possibile scienze della formazione dell’essere umano, considerato sia nella sua appartenenza sociale, sia nella sua
individualità biopsichica.
Orefice nel testo “Pedagogia Scientifica” definisce la pedagogia come scienza complessa. La sua scientificità è data dal
suo oggetto di studio (il processo formativo personale) e dalla sua metodologia d’indagine (essa prende qualcosa dalle
altre scienze ed innesta il suo processo formativo ed educativo).
L’organizzazione della pedagogia si fonda su 3 macrolivelli:
Epistemologia: oggetto specifico di studio
Teoria: sintesi complessa di livelli e campi disciplinari per educare e formare
Pratica: l’agire formativo (come intervenire)
Quanto detto evidenzia che, la pedagogia è una disciplina poietica perché interviene per operare il cambiamento
educativo. Possiamo parlare dunque di una teoria e di una pratica della formazione:
La teoria complessa della formazione: si occupa dell’interpretazione del processo formativo in atto negli
esseri umani, nei diversi contesti di vita, indaga sul cambiamento da apportare a tale processo ed elabora
l’intenzionalità pedagogia intesa come direzionalità utopica dello sviluppo del processo formativo.
La pratica della formazione è quella che integra ricerche e strategie con le relative strutture e servizi per
attuare azioni formative con i relativi approcci metodologici.
La formazione è un processo complesso che comporta il coinvolgimento dell'individuo nella sua totalità. Ogni persona
è per se stessa la testimonianza e il risultato di una data formazione, quello che conosce e sa fare costituisce il suo
patrimonio di formazione, acquisito nella vita e nell'istruzione.
Il processo formativo è il motore che consente all'uomo di creare i saperi attraverso i quali egli interpreta e trasforma la
realtà. Il sistema dei saperi del soggetto è condizionato dalla sfera senso-motoria, emotiva e razionale. I saperi senso-
motori, emozionali e razionali nascono all'interno della realtà biopsichica del soggetto e si arricchiscono delle
conoscenze che seleziona ed elabora tra quelle che la società e la cultura gli offrono.
Nel processo formativo è presente infatti non soltanto una specificità individuale, ma anche la specificità dei gruppi
sociali e culturali di appartenenza.
Per capire i processi formativi bisogna conoscere i sistemi dei saperi dei soggetti con i quali si lavori: il mondo dei
saperi va considerato in continuo movimento, i saperi quando di stratificano diventano la base del modo di vedere e di
rapportarsi con la realtà.
Per un approccio formativo al territorio, inteso come spazio di vita complessivo della comunità, bisogna avere una
metodologia da adottare, che può essere applicata a vari livelli e nei diversi campi della vita del territorio:
considerando questo come insieme, è possibile isolarne, “sfogliarne” appunto, le singole parti ad una a una,
mantenendone l’identità funzionale con il tutto. Tale metodologia serve a comprendere i bisogni dell’individuo, può
essere applicata allo sfoglio dei bisogni appunto, a cui fanno capo lo sfoglio delle risposte; ogni coppia bisogno/
risposta costituisce un’uniformità empirica che si riferisce ad un settore della vita presente nel territorio.
Si presenta anche lo sfoglio del processo formativo reale attraverso l’analisi del processo di apprendimento e di
costruzione di conoscenza, presente nella collettività locale. Tale sfoglio permette di individuare una serie di risorse
formative che possono essere classificate in agenzie educative formali, informali e non formali, che lavorano in rete
realizzando in tal modo il sistema formativo locale. Dunque possiamo distinguere:
Ed. Formale: che si sviluppa a scuola e in ogni altra istituzione formativo;
Ed. non Formale: si realizza in ogni attività formativa intenzionale e strutturata che sia esterna alle istituzioni
e delle formazioni personali e sia offerta da un’agenzia attraverso servizi disponibili nel territorio (museo,
biblioteca)
Ed. Informale: avviene con quotidiani vissuti personali.
Distinzione tra vecchio e nuovo paradigma
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Pedagogia generale, Filo Rosso

La Pedagogia, storicamente è una scienza che ha per oggetto l’educazione e in particolar modo il processo formativo dell’uomo dalla nascita alla morte. Dopo una secolare impostazione filosofica si ebbe un passaggio, nella metà del 900, dal vecchio paradigma positivista al nuovo costruttivista che ha ridefinito l’oggetto e il metodo d’indagine e si pone come possibile scienze della formazione dell’essere umano, considerato sia nella sua appartenenza sociale, sia nella sua individualità biopsichica. Orefice nel testo “Pedagogia Scientifica” definisce la pedagogia come scienza complessa. La sua scientificità è data dal suo oggetto di studio (il processo formativo personale) e dalla sua metodologia d’indagine (essa prende qualcosa dalle altre scienze ed innesta il suo processo formativo ed educativo).

L’organizzazione della pedagogia si fonda su 3 macrolivelli:

• Epistemologia: oggetto specifico di studio

• Teoria: sintesi complessa di livelli e campi disciplinari per educare e formare

• Pratica: l’agire formativo (come intervenire)

Quanto detto evidenzia che, la pedagogia è una disciplina poietica perché interviene per operare il cambiamento educativo. Possiamo parlare dunque di una teoria e di una pratica della formazione:

• La teoria complessa della formazione : si occupa dell’interpretazione del processo formativo in atto negli

esseri umani, nei diversi contesti di vita, indaga sul cambiamento da apportare a tale processo ed elabora l’intenzionalità pedagogia intesa come direzionalità utopica dello sviluppo del processo formativo.

• La pratica della formazione è quella che integra ricerche e strategie con le relative strutture e servizi per

attuare azioni formative con i relativi approcci metodologici.

La formazione è un processo complesso che comporta il coinvolgimento dell'individuo nella sua totalità. Ogni persona è per se stessa la testimonianza e il risultato di una data formazione, quello che conosce e sa fare costituisce il suo patrimonio di formazione, acquisito nella vita e nell'istruzione. Il processo formativo è il motore che consente all'uomo di creare i saperi attraverso i quali egli interpreta e trasforma la realtà. Il sistema dei saperi del soggetto è condizionato dalla sfera senso-motoria, emotiva e razionale. I saperi senso- motori, emozionali e razionali nascono all'interno della realtà biopsichica del soggetto e si arricchiscono delle conoscenze che seleziona ed elabora tra quelle che la società e la cultura gli offrono. Nel processo formativo è presente infatti non soltanto una specificità individuale, ma anche la specificità dei gruppi sociali e culturali di appartenenza. Per capire i processi formativi bisogna conoscere i sistemi dei saperi dei soggetti con i quali si lavori: il mondo dei saperi va considerato in continuo movimento, i saperi quando di stratificano diventano la base del modo di vedere e di rapportarsi con la realtà. Per un approccio formativo al territorio, inteso come spazio di vita complessivo della comunità, bisogna avere una metodologia da adottare , che può essere applicata a vari livelli e nei diversi campi della vita del territorio: considerando questo come insieme, è possibile isolarne, “sfogliarne” appunto, le singole parti ad una a una, mantenendone l’identità funzionale con il tutto. Tale metodologia serve a comprendere i bisogni dell’individuo, può essere applicata allo sfoglio dei bisogni appunto, a cui fanno capo lo sfoglio delle risposte; ogni coppia bisogno/ risposta costituisce un’uniformità empirica che si riferisce ad un settore della vita presente nel territorio. Si presenta anche lo sfoglio del processo formativo reale attraverso l’analisi del processo di apprendimento e di costruzione di conoscenza, presente nella collettività locale. Tale sfoglio permette di individuare una serie di risorse formative che possono essere classificate in agenzie educative formali, informali e non formali, che lavorano in rete realizzando in tal modo il sistema formativo locale. Dunque possiamo distinguere:

• Ed. Formale: che si sviluppa a scuola e in ogni altra istituzione formativo;

• Ed. non Formale: si realizza in ogni attività formativa intenzionale e strutturata che sia esterna alle istituzioni

e delle formazioni personali e sia offerta da un’agenzia attraverso servizi disponibili nel territorio (museo, biblioteca)

• Ed. Informale: avviene con quotidiani vissuti personali.

Distinzione tra vecchio e nuovo paradigma

Il libro “Responsabilità e formazione “ presenta la pedagogia con un’identità costruttivista, per una pratica responsabile dei processi di conoscenza. In tal senso la pedagogia deve formare ed informare in modo responsabile sottolineando la centralità del soggetto e la sua responsabilità conoscitiva. La responsabilità conoscitiva del soggetto si declina nella consapevolezza della sua duplicità, caratterizzata dall'autonomia della propria identità dall'apertura e chiusura organizzazionale: il soggetto è immerso nel mondo e deve trovare un equilibrio tra l'apertura (che permette il contatto verso l'esterno) e la chiusura che ci permette di non disperder la nostra identità. Possiamo modificare l'identità attraverso l'apertura , ma non disperderla attraverso la chiusura. Inoltre, in quanto il soggetto è in rete con gli altri, la sua responsabilità individuale è anche sociale e politica. La responsabilità è pertanto l’interfaccia del costruttivismo. Ciascuno di noi è responsabile della realtà che si costruisce per se stesso e il mondo, ognuno di noi può cambiare la realtà a proprio piacimento, poiché come dice Bateson, ciò che noi vediamo è una nostra creazione, la conoscenza non è qualcosa di oggettivo ma di soggettivo. Se non vi è dunque un mondo oggettivo, la conoscenza è un aspetto particolare della nostra relazione con l’ambiente, conoscere significa costruire un mappa, costruire un territorio di cui ognuno si assume la responsabilità del risultato. La nostra conoscenza è legata allo spazio e al tempo, al contesto culturale, gli atti cognitivi sono pertanto atti di costruzione di responsabilità.

Il vecchio paradigma si basava su una concezione diversa, una realtà oggettiva, un mondo uguale per tutti, in cui il sapere era univoco e compatto. Oggi la formazione ha un compito ben diverso, essa deve aiutare ogni soggetto a prendere consapevolezza dei propri processi di apprendimento contro l’apprendimento zero (la voglia di non conoscenza) che non aiutava il soggetto ad apprendere in quanto si limitava ad imporre determinate informazioni. La formazione deve porre al centro, non più l’insegnamento, ma gli apprendimenti e dunque la creazione, la gestione e il chiarimento delle situazioni di apprendimento, contro ogni forma di blocco verso il conoscere.

Se in passato l'attenzione era rivolta soltanto sull'offerta formativa, tralasciando i bisogni dei soggetti, oggi è necessario e responsabilità dei formatori partire dai bisogni dei soggetti per formulare un'adeguata offerta formativa. Alcuni noti studiosi ,come Lipman e Novack, delineano itinerari pedagogico didattici in cui è possibile individuare le coordinate metodologiche per una pratica responsabile dei processi formativi, per un modo responsabile di pensare e di pensarsi.

Lipman è un professore di logica, ideatore della Philosophy for Children, un metodo didattico, per bambini, di accesso al pensiero che, nel corso degli anni è diventato un movimento educativo a livello internazionale. Secondo Lipman l’apertura alla dimensione filosofica e dunque al pensiero doveva costituire un elemento essenziale in ogni percorso formativo, a cominciare dalla scuola elementare. Per Lipman, infatti ma anche per Novak e Bateson, l’educazione tradizionale non ha aiutato l’uomo ad essere ragionevole ma , al contrario ha incrementato l’irrazionalità perché come dice Lipman la scuola non educa a pensare ma insegna le discipline, ben meno importanti della ragione e del dibattito, del rispetto della parola, e del pensiero dell’altro. Il modello di Lipman ristruttura la pratica educativa: ogni classe si pone come comunità di ricerca in cui ogni insegnante si pone come facilitatore, garante e responsabile dei percorsi del pensiero della comunità. Lipman ritiene che la comunità di ricerca, fondata sul dialogo autentico, sia il luogo ideale per conoscere attraverso la responsabilità individuare e la condivisione sociale del pensare. La Philosophy for Children è un percorso cognitivo che utilizza come veicolo il filosofare con l'obbiettivo di migliorare la qualità del pensiero e dunque la qualità dell'esistenza.” Un bambino filosofo è un bambino cui è permesso di giocare a pensare per imparare a fare un suo critico del pensiero”. I racconti di Lipman, che si utilizzano come principali strumenti didattici, sono delle storie in cui i protagonisti dialogano su problemi e questioni esistenziali e su cui i soggetti della comunità si rispecchiano e discutono. Il dialogare in comunità implica la promozione di un tipo di pensiero auto-correttivo e sensibile al contesto, inoltre l’individuo scopre il valore della presenza in un gruppo: l’essere visto e sentito, è una premessa necessaria per riuscire a vedersi e sentirsi in modo realistico e completo. Partecipare ad una comunità di ricerca significa essere protagonisti ed artefici del proprio penare ed agire, assumersi la responsabilità del proprio pensare ed agire.

Nella Philosophy for Children l’insegnante è responsabile del proprio processo di insegnamento. L’educatore deve promuovere l’arte di ascoltare, deve invitare a pensare con la propria testa, deve aiutare ad apprendere a pensare e a diventare flessibili, creativi e responsabili del proprio sapere e del proprio agire individuale, sociale e politico.

L’educazione affettiva è in grado di offrire un contributo significativo alla progettazione e alla realizzazione della più ampia impresa formativa dell’educazione alla vita e all’amore. Essa contribuisce alla formazione del sentimento del tu , inteso come accoglienza e del sentimento della vita , intesa come valore da tutelare e promuovere nelle sue diverse forme. Il rispetto e l’amore per la vita va oltre le distinzioni di razza, nazionalità , appartenenza sociale, sesso, religione, cultura, età. Nessuna vita ha minor valore di un'altra vita. Ciascun essere umano è titolare di una dignità naturale non socialmente e culturalmente conferita e conferibile, in ragione di quello che è e non di quello che fa o che ha. Nel realizzare un società globale in cui tutti abbiamo pari diritti, occorre partire dal nostro amore. Solo L'amore conosce e fa conoscer, l'altro nella sua profondità. Amare significa rispondere della relazione, rispondere ai bisogni dell’altro e prestare attenzione alle modalità di incontro e di gestione dell’incontro. Dunque, l’uomo cresce in umanità impegnandosi a rendere più uomo l’altro uomo, la persona si qualifica dilatando e non restringendo l’orizzonte dell’intersoggettività, percorrendo la strada della gratitudine e dell’amore, e quindi riconoscendo l’altro come sorgente di dono per sé e rendendolo consapevole di essere dono. Tale cultura affinché diventi un costume diffuso, ha bisogno di radicarsi soprattutto nella famiglia. Secondo Rossi l’ideale formativo non è tanto quello dell’autorealizzazione quanto quello dell’ulteriorizzazione (realizzare l’altro)m perché il tu non è altro che la realtà imprescindibile dell’io. Essere uomo significa essere con gli altri e per gli altri. La grandezza dell’uomo è da trovare nell’attuazione di sé come un volto-rivolto.

Il libro”educarsi all’interdipendenza, da importanza ai rapporti sociali, poiché l’uomo è un essere relazionale che fonda i propri bisogni in relazione al contesto in cui vive. L’ambiente funziona come specializzatore e allo stesso tempo come riduttore delle competenze dei soggetti, Il neonato nasce pronto e disponibile ad acquisire le lingue più diverse ma con il graduale apprendimento della lingua del proprio contesto culturale, va progressivamente restringendo e limitando il suo patrimonio vocalico. L'apprendimento si caratterizza come un'attività che si muove tra riduzione e riorganizzazione cognitiva e comportamentale. Tra gli studiosi che hanno apportato un prezioso contributo all'approfondimento e al riesame delle relazioni che legano pensiero e linguaggio nell'attuale paradigma costruttivista vi sono: Piaget, Vygotskij, Bruner, Olson e Gardner.

Per Piaget il linguaggio riflette il pensiero e non lo determina in nessun senso , il fatto che la logica interna del pensiero si esprima nel linguaggio non ha alcun effetto sulla logica stessa. Per Vygotskij il pensiero è un modo di organizzare la percezione e l’azione; il linguaggio è un modo per mettere ordine tra i propri pensieri riguardanti la realtà. Per Bruner lo sviluppo cognitivo è inconcepibile senza la partecipazione ad una cultura e alla sua comunità linguistica: lo sviluppo del pensiero p l’esito di un’evoluzione che al tempo stesso è biologica e sociale. Per Olson pensiero e linguaggio pur nella molteplicità dei loro nessi, hanno una struttura diversa e quindi non si identificano. Anche se il linguaggio risulta essere uno strumento che permette nella sua forma verbale esplicita, l’apprendimento di concetti. Per Gardner il dono del linguaggio è universale e il suo sviluppo nei bambini è notevolmente costante in culture diverse. Perfino in quelle popolazioni di sordi nelle quali non viene insegnato il linguaggio dei segni, i bambini spesso ne inventano uno loro. L’approccio olistico rivela la relazione continua tra gli esseri umani nella natura, al di la della separazione apparente. Ogni essere o organizzazione è un sistema: è, cioè, un insieme composto di parti integranti, che vive in relazione con contesti più ampi, che a loro volta costituiscono dei sistemi. La mente umana è un sistema vivente, il contesto in cui vive implica elementi fisici e psichici e comprende una complessa rete di relazioni: tra il soggetto e i diversi sistemi ambientali e socio-culturali. Dunque, possiamo concludere dicendo che un percorso di ricerca dovrà focalizzare l'attenzione non tanto e non solo sul soggetto che apprende, ma anche sull'ambiente fisico e sociale, inteso come parte integrante e costitutiva dei processi mentali. Il miscuglio con le altre culture può essere un'opportunità evolutiva per la nostra società e infatti il compito della formazione è curare la qualità delle relazioni umane e culturali. L'educazione interculturale si pone come nuovo progetto educativo per tutti, rispettando a specificità e la singolarità di esse.